Esteri

Cpi, il governo Meloni si schiera con Trump: non firma contro le sanzioni. Budapest e Berlino su fronti opposti

di Ernesto Ferrante -


L’Italia non è tra firmatari della dichiarazione congiunta dei 79 Paesi membri della Corte penale internazionale (Cpi) contro le sanzioni Usa all’organismo internazionale.

Nel documento sottoscritto da Francia, Spagna e Germania, si sostiene che le misure trumpiane “comprometterebbero gravemente tutte le situazioni attualmente sotto inchiesta, poiché la Corte potrebbe dover chiudere i suoi uffici sul campo”, oltre ad “aumentare il rischio di impunità per i crimini più gravi e minacciare di erodere lo stato di diritto internazionale”.

L’Ue, ancora una volta, si dimostra non compatta. Il premier ungherese Viktor Orban ha chiesto di “rivedere” la partecipazione dell’Ungheria alla Corte penale internazionale (Cpi) dopo l’ordine esecutivo firmato dal presidente degli Stati Uniti, Donald Trump. “È tempo per l’Ungheria di rivedere ciò che stiamo facendo in un’organizzazione internazionale che ha sanzioni da parte degli Stati Uniti”, ha detto Orban, sposando di fatto la linea del tycoon.

Il ministro degli Esteri ungherese, Peter Szijjarto, reputa “comprensibile” il passo compiuto da Trump, poiché, a suo avviso, la Cpi è diventata “uno strumento politico parziale”. Donald Trump, che aveva già imposto sanzioni contro la Cpi nel corso del suo primo mandato, ritiene la Corte dannosa per gli Stati Uniti e per gli alleati come Israele.

Al contrario, il cancelliere tedesco Olaf Scholz ha criticato la mossa dell’inquilino della Casa Bianca. “Non credo sia giusto imporre sanzioni alla Corte penale internazionale”, ha affermato Scholz nella città sud-occidentale di Ludwigsburg.

Va benissimo contestare e discutere, “ma le sanzioni sono una cosa sbagliata da fare – ha aggiunto lo sfiduciato Scholz – Mettono a rischio un’istituzione che dovrebbe garantire che i dittatori di questo mondo non possano semplicemente perseguitare le persone e iniziare le guerre”.

I Paesi Bassi cercheranno di garantire che Cpi, con sede a L’Aja, possa continuare a operare. “Naturalmente, come Paese ospitante, abbiamo la responsabilità di garantire il funzionamento senza impedimenti della Corte in ogni momento. E continueremo a farlo”, ha assicurato il primo ministro olandese, Dick Schoof.


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