Politica

PRIMA PAGINA-Cotto a fuoco lento. Intervista ad Andrea Crippa

di Giuseppe Ariola -


Agli arresti domiciliari da ormai dieci giorni, Giovanni Toti fa sapere per bocca del suo avvocato di non aver commesso reati e di voler dimostrare la propria innocenza durante l’interrogatorio con i magistrati che, però, non si terrà non prima del 27 maggio. Una circostanza anomala della quale abbiamo parlato con il vicesegretario federale della Lega Andrea Crippa.

Lei ha parlato di ‘accanimento’ nei confronti di Toti.

“Assolutamente sì, perché c’è un indagato in un’inchiesta rilevante in cui è coinvolto un presidente di regione democraticamente eletto che da diversi giorni chiede di essere ascoltato, ma i magistrati non lo vogliono interrogare. Ieri è stata finalmente individuata una data, ma tra due settimane. Quindi, in un’inchiesta in una regione importante come la Liguria al cui presidente a cui vengono contestati dei reati, ci sono dei magistrati che lo fanno aspettare quasi un mese per dargli la possibilità, che è un suo diritto, di avere un interrogatorio. Secondo me questo è accanimento e non vorrei che la questione politica, ovvero quella delle dimissioni di Toti, sia legata alla scarcerazione. Toti non è del mio partito, direi le stesse cose se fosse coinvolto un presidente di regione, un consigliere regionale o un esponente di qualsiasi movimento politico”.

C’è chi sostiene lo si voglia cuocere a fuoco lento.

“Secondo me è così. Stanno cercando di logorarlo nella speranza che si dimetta e la Liguria possa andare al voto. Ma qui c’è in ballo la democrazia perché, se la magistratura, che dovrebbe garantire la possibilità di difendersi a un imputato che rappresenta il popolo ligure, invece, lo cuoce a fuoco lento vuol dire che c’è un sistema in cui la scelta del popolo vuole essere sovvertita da strategie giudiziarie che portano determinate persone a non avere la possibilità, in maniera imminente e repentina, di potersi tutelare. Non si capisce per quale motivo Toti debba aspettare un mese, mentre tutti gli altri indagati sono stati ascoltati in poco tempo”.

 Nel frattempo si alimenta la gogna mediatica.

“E’ evidente. Le intercettazioni che stanno uscendo su qualche giornale, per esempio sul Fatto quotidiano, sono vergognose. Non c’entrano niente con il processo e servono solo a rovinare la vita e la credibilità delle persone coinvolte”.

Toti può reggere in queste condizioni per così tanto tempo?

“Io penso e mi auguro che reggerà. Ovviamente, parlo da persona che non sta vivendo la sua situazione, ma invito Toti, che in questo momento comprendo sia anche psicologicamente toccato, soprattutto nel caso in cui dovesse essere innocente, a resistere e a non dimettersi, perché se non ha fatto niente è giusto che si difenda. Il problema è che la magistratura gli sta negando la possibilità di farlo in tempi brevi”.

Il presidente dell’Anm dice che la giustizia non segue i tempi della politica, ma il gip ha disposto l’arresto di Toti proprio in vista delle elezioni. E’ scritto nell’ordinanza. Lei cosa ne pensa?

“Ricordo che parliamo di un’indagine chiusa a dicembre, ma il provvedimento che ha disposto la custodia cautelare è stato emesso solamente a maggio, oltretutto per reati che implicherebbero una commistione con la mafia. Quindi, rispetto a una persona indagata per corruzione e per reati di stampo mafioso, si aspettano cinque mesi per emettere il provvedimento di custodia cautelare. Guarda caso, a un mese dalle europee. Diciamo che ci sono certamente delle coincidenze particolari”.

Questa inchiesta non rende opportuna una riflessione sul ritorno al finanziamento pubblico?

“La politica deve avere il coraggio di affrontare e approfondire questo tema. Seil finanziamento regolare, tracciato e rendicontato a bilancio da parte di un’azienda a un partito è perseguibile perché visto come arma corruttiva, è chiaro che si sta mettendo a repentaglio la democrazia di questo paese. Anche perché una campagna elettorale costa svariati milioni di euro, per sostenere un partito servono dei soldi. Eliminato il finanziamento pubblico, si devono chiedere finanziamenti a chi ha voglia di contribuire alla vita democratica di un partito. Però se questo strumento viene poi interpretato come corruttivo, e la vicenda Toti lo dimostra, è chiaro che si mette in discussione la sostenibilità dei partiti e, quindi, della democrazia. Il ritorno al finanziamento pubblico con regole severe, così che i partiti non debbano più rivolgersi agli imprenditori, ma ricevano soldi pubblici per sostenere la propria attività, è un tema che la politica deve affrontare”.


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