Economia

L’ANALISI – Così si va contro la pace fiscale

di Redazione -


di MICHELE CAPPADONA
Il Milleproroghe spreca un’altra occasione per una vera pace fiscale. Cartelle fiscali, continua la beffa sulla “definizione agevolata 2023”. Chi non è riuscito a pagare il 20% del importo è riammesso ma solo se salda tutto, insieme alla terza rata, entro il 20 marzo. Il magazzino di crediti erariali, secondo i dati forniti dal direttore dell’agenzia delle Entrate Ernesto Maria Ruffini, ammonta a 1.206,6 miliardi di euro, contenuti in circa 163 milioni tra cartelle e avvisi che per buona parte non hanno prospettiva di recupero. Potenzialmente resta un importo “recuperabile” di 101,7 miliardi di euro.
Il tasso di adesione alla rottamazione-quater è stato stimato pari a circa l’1,84 per cento del valore residuo dei carichi definibili in misura agevolata. L’analisi dei dati dell’Agenzia delle entrate dà ragione alla posizione da noi sempre sostenuta sull’inconsistenza delle misure adottate. Agenzia delle Entrate-Riscossione nel 2023 ha incassato 14,8 miliardi di euro, 7,6 miliardi di euro relativi all’ordinaria attività di riscossione e ben 7,2 miliardi riferiti a misure di rottamazione (6,5 miliardi per le due rate della rottamazione-quater). È evidente la rilevanza delle iniziative di definizione agevolata sul totale degli incassi. La pace fiscale con i contribuenti è una fondamentale strategia di recupero di risorse, in atto purtroppo gestita malissimo. La legge finanziaria che ha previsto l’ultima rottamazione ha sospeso la possibilità prevista, a richiesta del contribuente, di una rateazione in 72 rate mensili, elevabili a 120 e la facoltà da parte del debitore di “chiedere che il piano di rateazione preveda, in luogo di rate costanti, rate variabili di importo crescente per ciascun anno”; infine, la non decadenza del piano di dilazione fino al “caso di mancato pagamento, nel corso del periodo di rateazione, di otto rate, anche non consecutive”. L’atteggiamento dei contribuenti è generalmente positivo come prova il gettito spontaneo del 2023, che supera i 536 miliardi, oltre 26 miliardi in più rispetto al 2022. Da sempre AGCI Sicilia si batte per il diritto delle imprese che si trovano indebitate col fisco per ragioni estranee alla propria volontà, di potere regolarizzare un carico esattoriale pregresso insostenibile, specialmente se si trovano in stato di difficoltà economica anche per il cronico ritardo dei pagamenti da parte della pubblica amministrazione. Su 11,9 miliardi attesi nel 2023 dalle prime due rate della rottamazione quater, il mancato incasso di 5,4 mld espone in atto un tasso di decadenza del 45,4%. Essendo evidente che la difficoltà è stata quella di pagare il 20% con le due prime rate, la soluzione non può certo essere quella di concedere di saldare tutte e tre le rate scadute entro il 20 marzo. Va semplicemente ripristinata la possibilità del pagamento fino a 10 anni con rate di pari importo o crescenti. Chi governa dovrebbe considerare che la priorità è la sopravvivenza dell’impresa e del contribuente, e che ostinarsi a scrivere poste in bilancio di entrate fiscali realisticamente inesigibili amplia le criticità, con il solo risultato di veder decimare una dopo l’altra le aziende economicamente più fragili.
[IDE-SIGLA]Presidente dell’Associazione Generale
delle Cooperative Italiane-AGCI Sicilia


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