Così Joyce scriveva a Nora senza peli sulla penna
Sdogana i tabù prima ancora che i tabù stessi si chiamassero così. Uscito recentemente con Alter Ego, “Le lettere a Nora” di James Joyce, a cura di Andrea Carloni, è lo scambio epistolare l’espediente che Andrea Carloni utilizza nella sua realizzazione del testo.
Il libro curato e tradotto da quest’ultimo, presenta una serie di lettere scambiate tra Joyce e Nora Barnacle, il cui appuntamento tenutosi il 16 giugno, ispirerà alcuni eventi dell’opera Ulisse.
Un testo moderno e contemporaneo, capace di accompagnare il lettore nella ricostruzione veritiera di personaggi ed eventi. Nora non è l’angelo del focolare, ma una donna voluttuosa, famelica, ribelle ed emancipata.
La donna intrattiene con Joyce un rapporto, considerato per l’epoca dei fatti, infruttuoso e scandaloso. Una relazione che si concretizzerà ben dopo gli atti fisici in un matrimonio.
Un rapporto viscerale, diretto, dove Joyce vede la sua musa “in posizioni grottesche, virginali, languide” e in cui ordina “concediti a me”.
Una visione della vita ben precisa, quella presentata da Joyce e che Carloni cura con estrema efficacia.
Una vita che svia da tabù e costrutti, gettandosi nell’esistenza libera, dove navigare a vele scoperte è la regola principale.
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