Così il palazzo si allontana sempre più dai cittadini
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Se fossimo in un tempo normale, di pace, ad una crisi del genere risponderemmo con qualche alzata di sopracciglio, una spruzzata di meme sui social, le solite battute su una politica instabile, racchiusa nel suo piccolo mondo autoreferenziale. In fondo, che effetto volete che faccia l’ennesimo teatrino andato in scena tra l’Aula del Senato e il Colle? Draghi cade, anzi no. E mentre tutto è pronto per recitare il “de profundis” al governo dei migliori, le Borse vanno giù e tutto sembra franare, ecco l’eterno ritorno dell’uguale. I partiti, Pd in testa, riprendono a trattare: il Draghi-bis, a dispetto delle dichiarazioni del premier, è servito su un piatto d’argento. Ma attenzione, non siamo in un tempo normale, men che meno in pace. Siamo in guerra, fuori e dentro il nostro vivere quotidiano. Il conflitto in Ucraina avrà anche perso il suo appeal mediatico ma è sempre lì, ai confini dell’Europa, a ricordarci che restiamo in bilico. Il Covid ha ripreso a galoppare e siamo ancora in estate, in teoria la stagione scaccia-virus. Ma altro che estate, questo assomiglia sempre più al peggior inverno della nostra storia. In strada va in scena la protesta dei tassisti, a poche decine di metri da un’Aula del Senato dove si consuma un’altra pagina poco edificante della nostra democrazia. E la domanda di chi non si occupa di politica sorge spontanea: possibile che neanche in una situazione socio-economica del genere la classe politica riesca a farsi apprezzare dai cittadini? Possibile, purtroppo. Anzi, normalmente vero.
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