E’ Gabriele Visco, 51 anni, figlio dell’ex ministro delle Finanze Vincenzo, l’ex dirigente pubblico di Sviluppo Italia e poi responsabile dell’incubatore Invitalia (totalmente partecipata dal Mef) di Termini Imerese finito ai domiciliari nell’ambito di un’inchiesta della Procura della Repubblica di Roma per corruzione e traffico di influenze. I finanzieri del Nucleo Speciale Polizia Valutaria hanno eseguito l’ordinanza anche nei confronti di due imprenditori e un avvocato romano, eseguendo un sequestro preventivo, “per equivalente”, per un ammontare di 230mila euro. Le accuse contestate nell’indagine, a vario titolo e a seconda delle posizioni, sono di corruzione e traffico di influenze. Tra le accuse a Visco, l’incarico di una consulenza da lui affidata ad un avvocato per 230mila euro ottenendo in cambio la retrocessione di parte della somma.
Nell’inchiesta, secondo la Procura, “un sistema di relazioni illecite diffuso e consolidato nel quale un ex dirigente pubblico, con la mediazione di un imprenditore romano, avrebbe favorito, a fronte di denaro e di altre utilità, l’aggiudicazione di un bando di gara di oltre 4 milioni di euro a una società riconducibile a un costruttore e tentato di agevolare l’assunzione presso una partecipata pubblica di una persona vicina a quest’ultimo”. In questo ambito sarebbe emersa inoltre, continua la nota, “una vicenda corruttiva nella quale l’ex dirigente avrebbe affidato un incarico di consulenza (per un importo di 230mila euro) presso l’ente in cui era impiegato a un avvocato di sua conoscenza, ottenendo la retrocessione di parte dei compensi fatturati dal legale per prestazioni in realtà mai effettuate”.
Un’intera vita finora, quella spesa da Gabriele Visco, nelle maglie delle società pubbliche o comunque collegate alla manovra della spesa pubblica. Un inizio in Clarion, di seguito nella Telecom guidata da Roberto Colaninno. Poi l’ingresso – prima come consulente e poi come dirigente – in Sviluppo Italia, la spa guidata da Domenico Arcuri poi divenuta Invitalia. Nel 2008, all’atto di questo repentino balzo in avanti dentro Sviluppo Italia, Italia Oggi stigmatizzava quanto ciò fosse a dir poco stonato con la concomitante carica del padre, allora numero due di quel Mef che controllava la spa, nel governo Prodi II. E Forza Italia interrogava invano in Parlamento.
Un uomo forte della sinistra, il padre. La carriera prima accademica e poi quella politica, dal Pci al Partito Democratico. Prima collaboratore dei ministri Visentini, Malfatti, Pandolfi, Reviglio, Andreatta, Goria. Poi in primissimo piano al governo. Per pochi giorni ministro delle Finanze nel 1993 con Ciampi, poi dal 1996 al 2000 nei governi Prodi I, D’Alema I e II. Ancora, ministro del Tesoro dal 2000 al 2001 con il governo Amato II. E infine viceministro con deldega alle Finanze dal 2006 al 2008 nel governo Prodi II.
Sempre nella scia del padre, Gabriele. Recentemente, aveva tenuto le fila del progetto dell’incubatore Invitalia nel Polo Meccatronica di Termini Imerese. Lui a consegnare nel giugno 2021 le chiavi della struttura al presidente Antonello Mineo per dare impulso alla Valley, una rete di 31 imprese di cui 12 startup: 4mila metri quadrati di superficie di cui 3.260 coperti, distribuiti in tre corpi, 12 laboratori, spazi di co-working, uffici amministrativi e di rappresentanza. All’interno del Polo, l’insediamento di cinque aziende del Nord Italia provenienti da Lombardia, Toscana e Trentino Alto Adige. Ad accoglierlo, in quella occasione, l’attuale ministro dell’esecutivo Meloni Nello Musumeci, all’epoca governatore della Regione Sicilia. L’anno successivo, nel 2022, Visco tornò ancora a Termini per illustrare le iniziative messe in campo dalle startup favorite dell’incubatore. Oggi, gli arresti domiciliari, accusato di corruzione e traffico di influenze, dopo un brusco addio al suo incarico in Invitalia, forse già finito nei rumors sull’inchiesta oggi rivelatasi ai media.