Esteri

La Corea del Nord taglia tutti i collegamenti con il Sud: la condanna di Seoul

di Claudia Mari -


La Corea del Nord ha deciso di tagliare tutti i collegamenti stradali e ferroviari lungo il confine che separa il Paese con la Corea del Sud. Secondo i media locali, il Ministero dell’Unificazione di Seul ha descritto tale azione come un “significativo ostacolo agli sforzi di unificazione tra le due Coree” esprimendo una dura condanna nei confronti della decisione del Paese vicino.

L’agenzia di stampa sudcoreana Yonhap ha riferito che Pyongyang ha annunciato l’interruzione dei collegamenti, accompagnata dal rafforzamento delle strutture difensive lungo il confine, come riportato anche dall’agenzia di stampa nordcoreana Kcna.

Immagini satellitari recenti confermano che il regime nordcoreano ha iniziato a smantellare strade e linee ferroviarie nella zona di confine, inclusa l’area circostante il parco industriale di Kaesong, un simbolo della cooperazione economica intercoreana ormai chiuso. Un atto che si inserisce in una serie di azioni intraprese dalla Corea del Nord a partire dalla fine dello scorso anno, quando Kim Jong Un dichiarò che i due paesi sono ormai considerati stati ostili. Il Ministero della Difesa sudcoreano ha inoltre segnalato che negli ultimi mesi il Nord ha posizionato decine di migliaia di mine lungo la linea di demarcazione.

“Questa decisione della Corea del Nord è un atto anti-unificazione e antinazionale che rigetta le speranze di riunificazione del popolo coreano”, ha dichiarato Seul. Sebbene la chiusura dei collegamenti possa sembrare simbolica, dati i pochi scambi diretti attraverso il confine militarizzato negli ultimi anni, rappresenta un ulteriore deterioramento nelle relazioni tra le due Coree.

La svolta è stata ulteriormente confermata quando Kim Jong Un, pochi giorni fa, ha dichiarato che la riunificazione della penisola coreana non è più di alcun interesse per Pyongyang. Ha aggiunto che la Corea del Nord intende modificare la propria costituzione per designare il Sud come “nazione ostile”, segnando un significativo cambiamento politico che potrebbe aumentare ulteriormente le tensioni regionali.


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