Attualità

Copertura antidroni coi missili americani V-Shorad a Vicenza

di Ivano Tolettini -


La polemica che si è scatenata per i missili portatili fa alzare il sopracciglio perché si parla degli ormai classici missili a cortissimo raggio per la caccia ai droni, utilizzati dunque per una difesa a bassa quota, schierabili in un amen e già in uso da parecchi anni – particolare non secondario che è sfuggito ai più – all’artiglieria contraerea italiana. Perciò, vien da dire, nulla di nuovo sotto il sole. Si tratta dei V-Shorad, che stanno surriscaldando il clima politico non solo in Veneto, dopo che gli Stati Uniti hanno annunciato attraverso il loro giornale “Stars and Stripes” di averli sistemati nei magazzini di una delle quattro basi americane situate in territorio vicentino, e che ospitano in questo momento almeno 5 mila militari, gran parte dei quali sono paracadutisti della 173^ Airborne Brigade Combat Team. Era dalla fine della Guerra Fredda che non si tornava a parlare di missili nel Vicentino, quando per primi erano stati schierati nelle basi di montagna (Passo Coe/Toraro/Tonezza, Calvarina, Monte Grappa ed altri) i Nike Hercules e gli Hawk, quest’ultimi utilizzati anche nelle prime fasi della guerra in ucraina, prima di essere rimpiazzati dai più affidabili Patriot e dai Samp/T per contrastare l’armamentario russo. Lo storico militare Leonardo Malatesta, studioso della Guerra Fredda e dei sistemi di attacco e difesa, sottolinea che “la tecnologia aerea non è più come ai tempi della Guerra Fredda, che era utilizzata soprattutto ad alta quota, mentre oggi, come abbiamo appreso dalla guerra in Ucraina, si è differenziata in modo particolare con i droni che volano a bassissima quota per sfuggire ai radar, possono portare bombe e causano danni notevolissimi, come abbiamo visto ad esempio nell’affondamento di alcune navi russe”. I missili V-Shorad sono “l’antidoto ai droni, possono essere utilizzati anche come controcarro e in teoria anche contro gli elicotteri, sebbene in quest’ultimo caso dipenda dalla blindatura di cui sono protetti. Questo tipo di missile tascabile – aggiunge Malatesta – si mette nei magazzini e in caso di necessità il militare addestrato lo preleva rapidamente per l’utilizza. Non c’è problema di spazio e pertanto anche nel Vicentino ne possono essere immagazzinati parecchi”. Nella città del Palladio si trovano le due grosse basi Ederle e Del Din, mentre nella periferia del capoluogo a Longare la caserma Pluto ribattezzata di recente “Miotto”, in onore dell’alpino di Thiene caduto in Afghanistan, che è soprattutto un grande deposito e che una volta nei bunker ricavati nella pancia della terra venivano stipati gli ordigni nucleari, e la polveriera del Tormeno. Gli Stati Uniti hanno informato nei giorni scorsi che tra i Paesi appartenenti alla Nato che sono stati rinforzati c’è anche l’Italia, ma i V-Shorad trasferiti a Vicenza sono in supporto alla brigata americana impiegata “a sostegno dell’eventuale proiezione delle forze Usa e non sono schierati sul territorio nazionale italiano”. Il capitolo missilistico a corto e cortissimo raggio, come si sottolineava prima, è una delle lezioni messe in evidenza dalla guerra in Ucraina. Non sorprende, pertanto, che in un documento della Nato della scorsa primavera si scrive che “per soddisfare i nuovi requisiti di capacità previsti dai piani regionali adottati al vertice di Vilnius, gli alleati dovranno investire in nuove e significative capacità di difesa aerea e missilistica”. Fatto sta che le reazioni politiche vicentine hanno ricalcato le manifestazioni di pensiero dei principali leader con le divisioni nella maggioranza tra FdI e Lega, mentre il sindaco del capoluogo, Giacomo Possamai del Pd, dice che “chiederemo informazioni perché anche noi lo abbiamo saputo attraverso i media. È già successo in passato e si tratta di armamenti in transito da Vicenza per essere diretti sui teatri di guerra”. I leghisti Matteo Salvini e Andrea Crippa hanno subito alzato i toni dicendosi contrari, spalleggiati a livello locale dai referenti del Carroccio, mentre i rappresentanti di FdI sono molto più prudenti. Il deputato Silvio Giovine osserva che non “c’è nulla di cui preoccuparsi”. Tanto più che si tratta di piccoli missili utilizzati negli scenari di guerra in funzione antidroni. “ Per questi missili che si portano a spalla, dunque, viene da dire tanto rumore per nulla. Ad essere infastiditi sono gli amministratori della Lega, in ossequio alla linea del segretario Matteo Salvini, mentre i colleghi di Fratelli d’Italia sono tranquilli. La classica tempesta in un bicchiere d’acqua della politica italiana.


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