Attualità

Cooperante italiano detenuto in Venezuela, la famiglia chiede supporto: “Nessuna notizia”

di Eleonora Ciaffoloni -


L’aveva definito “un clima ostile” già dal momento in cui aveva messo piede nel Paese e ora di Alberto Trentini, cooperante veneziano fermato e detenuto in Venezuela dal 15 novembre, non si hanno più notizie. “Clima ostile” sarebbe stato anche l’ultimo messaggio a un collega a cui aveva annunciato di voler dare le dimissioni dalla Ong Humanity & Inclusion (HI) per cui stava lavorando. A ricostruire la vicenda l’avvocata della famiglia, Alessandra Ballerini: “Alberto era arrivato in Venezuela il 17 ottobre 2024 e il 15 novembre mentre si recava in missione da Caracas a Guasdalito è stato fermato a un posto di blocco, insieme all’autista della Ong. Sembrerebbe poi che Alberto sia stato trasferito a Caracas e ora risulta ’prigioniero’, senza che gli sia mai stata contestata una imputazione”. Non si sa nulla di Alberto e, solo che è detenuto ma ancor più preoccupante, nessuno è riuscito a incontrarlo, nemmeno l’Ambasciatore italiano in Venezuela. La famiglia, inizialmente silenziosa per facilitare trattative, ha ora chiesto al governo italiano di intervenire per garantire i suoi diritti, ma anche per verificare le sue condizioni di salute. Unico intervento, il 7 gennaio, quello della Commissione interamericana dei diritti umani (CIDH) che aveva richiesto chiarimenti alle autorità venezuelane sulle sue condizioni, ipotizzando le circostanze dell’arresto. Quello di Trentini non è un caso isolato: da poco al confine con la Colombia è stato arrestato un cittadino italo-venezuelano in operazioni “contro mercenari”. Queste spesso strumentalizzano gli arresti di stranieri come ostaggi per scopi politici.
Alberto Trentini non era neofita: il 45enne era da quasi 20 impegnato in missioni tra Africa, Sudamerica, Libano e Balcani per conto di ong internazionali. Si è laureato in Storia all’ateneo di Ca’ Foscari nel 2004 e, da cooperante, si è specializzato all’università di Liverpool in Assistenza umanitaria e in quella di Leeds in «Water sanitation and health engineering» (sanificazione dell’acqua e ingegneria sanitaria).

Non solo Venezuela nelle sue missioni, ma anche Ecuador tra il 2006 e il 2007 con la Federazione di organismi di volontariato internazionale. Nel 2008 è tornato in Europa ed è stato in Bosnia Erzegovina. Quindi, ha iniziato a occupare ruoli di responsabilità. A Muisne, di nuovo in Ecuador, con Ecological protection foundation è stato program officer. Poi le trasferte in Etiopia e Paraguay e ancora in Nepal, per Helpcode. Per Médecins du monde belgique ha operato in Grecia prima di andare in Perù e in Libano. Negli ultimi tre anni è stato quindi in Colombia.


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