Orgoglio e controdazi, l’Ue annuncia misure a carico dei prodotti americani a pochissime ore dall’entrata in vigore delle tariffe su alluminio e acciaio imposte dagli Stati Uniti ai (quasi) tutti i suoi alleati. Bruxelles ha reagito con fermezza e nella mattinata di ieri la presidente della Commissione Ursula von der Leyen ha dichiarato che l’Ue non sarebbe rimasta a guardare senza adottare contromisure: “Le contromisure che adottiamo sono forti ma proporzionate mentre gli Stati Uniti stanno applicando tariffe per un valore di 28 miliardi di dollari, noi stiamo rispondendo con contromisure per un valore di 26 miliardi di euro”. Non un segnale di debolezza, spiegano da Bruxelles, ma di apertura al dialogo: “Al tempo stesso, l’Ue è pronta a collaborare con l’amministrazione statunitense per trovare una soluzione negoziata, le misure possono essere revocate in qualsiasi momento qualora si trovi una soluzione”. Le tariffe europee entreranno in vigore dal primo aprile ed entro il 13 aprile, cioè tra un mese esatto, saranno pienamente operative. Sibilano, le solite “fonti”, che i beni che finiranno sotto il peso dei controdazi Ue non siano stati scelti a caso. Ma che, anzi, vadano a colpire maggiormente le produzioni di questi Stati Usa a guida repubblicana. Una ritorsione vera nella ritorsione simbolica. Per ora, l’elenco dei prodotti su cui graveranno tariffe si estende all’agroalimentare (soia, pollame e carne di manzo), ai motori (Harley Davidson, che paga anche la strombazzata uscita dai programmi Dei), elettrodomestici (forni, frigoriferi, congelatori). In pratica, nel mirino della Ue finiscono Nebraska, Kansas e la Louisiana dello speaker della Camera Mike Johnson.
Dall’America una prima risposta è arrivata già quando, nel Vecchio Continente, era pomeriggio inoltrato: “Le politiche commerciali Ue sono scollegate dalla realtà” ha tuonato il portavoce per il Commercio Jamieson Greer. Che ha aggiunto: “Per anni, l’Unione europea si è opposta agli sforzi degli Stati Uniti per la reindustrializzazione. L’Ue ha respinto i tentativi delle successive amministrazioni statunitensi di cooperare efficacemente nella gestione dell’eccesso di capacità globale nei settori dell’acciaio, dell’alluminio e di altri comparti, adottando misure insufficienti e tardive”. Finita qui? Manco per sogno, Greer ha rincarato la dose: “Se l’Ue avesse agito con la stessa rapidità per affrontare l’eccesso di capacità globale con cui ora punisce gli Stati Uniti, probabilmente ci troveremmo in una situazione diversa oggi. L’azione punitiva dell’Ue ignora completamente le esigenze di sicurezza nazionale degli Stati Uniti, e persino la sicurezza internazionale, ed è un’ulteriore prova del fatto che le politiche commerciali ed economiche dell’Ue sono scollegate dalla realtà”. Insomma, a Washington non l’hanno presa mica bene. E dato che le parole lasciano il tempo che trovano, i fatti parlano e dicono molto di più di qualsiasi portavoce. Il Segretario di Stato al Commercio Usa Howard Lutnik ha svelato come Trump vorrebbe inserire nel novero dei metalli già coperti dai dazi al 25% anche il rame. Una mossa che porterebbe l’oro rosso, centrale nelle nuove tecnologie e già da anni introvabile e al centro di veri e propri contrabbandi, a valutazioni ancora più stellari. Tra Usa e Ue è una rivisitazione di quel vecchio film di Nanni Loy,: dazi, controdazi e doppi dazi.
Nel frattempo, ai dazi di Trump, ha reagito con rabbia il Canada. Che, seppur incassato il mancato raddoppio delle tariffe, adesso ha annunciato l’intenzione di adottare misure sui beni importanti per 20,7 miliardi di dollari. Nel mirino di Ottawa le attrezzature sportive, gli scaldabagni ma, soprattutto, i computer e i beni di alta tecnologia. Una mossa che alla Silicon Valley sicuramente dispiacerà. Anche il Giappone è stato colpito dai dazi e a Tokyo non l’hanno presa per niente bene. “Il fatto che il Giappone non sia stato escluso dall’imposizione di dazi aggiuntivi è deplorevole e rischia di avere un impatto significativo sulle relazioni economiche tra Giappone e Stati Uniti”, ha tuonato il portavoce del governo Yoshimasa Hayashi. Tokyo, difatti, s’era spesa e sperticata in mille progetti, concessioni e promesse pur di evitare le tariffe. Che, invece, sono arrivate. Poco più in là, a Pechino, è toccato al governo cinese promettere controdazi a Trump: “La Cina adotterà tutte le misure necessarie per salvaguardare i propri legittimi diritti e interessi”, ha ribadito Mao Ning, portavoce del ministero degli Esteri cinese. Che ha aggiunto: “Se si sceglie la cooperazione, entrambe le parti possono ottenere vantaggi reciproci e risultati win-win, se si esercita pressione senza sosta, la Cina adotterà contromisure risolute”.