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Conti spiati a Intesa Sanpaolo, il Gruppo di Carlo Messina si scusa ma non spiega. E ora è pure indagato

di Angelo Vitale -

Carlo Messina consigliere delegato e ceo Intesa Sanpaolo


Conti spiati a Intesa Sanpaolo, il Gruppo bancario guidato da Carlo Messina continua a comunicare il suo dispiacere per quanto accaduto. Ma la frittata sembra fatta e le scuse addotte appaiono sempre più contraddittorie con quanto accaduto e che continua a succedere, considerati i contraccolpi all’indirizzo dell’istituto di credito da parte della maggioranza di governo.

Intesa Sanpaolo continua a prendersela con “un dipendente infedele” mentre, per esempio, Forza Italia chiede espressamente che cadano altre teste. L’ammissione di “un un comportamento che ha gravemente violato le norme, i regolamenti e le procedure interne, ha consultato dati e informazioni riguardanti alcuni clienti in modo ingiustificato” non si sposa con la chiarezza e la trasparenza e nessuna risposta viene data alla chiara contestazione di non aver avvisato per tempo la magistratura.

“Abbiamo inviato notifica al Garante della Privacy, abbiamo licenziato il dipendente infedele e abbiamo sporto denuncia come parte lesa”, dicono a Banca Intesa Sanpaolo tralasciando la circostanza del ritardo espressamente sottolineato dalla Procura della Repubblica.

E il vanto di affermare “Non c’è stato alcun problema di sicurezza informatica rispetto alla quale Intesa Sanpaolo si colloca nelle migliori posizioni internazionali” stride con il fatto di aver accelerato la nomina del generale dei carabinieri Antonio De Vita proprio all’incarico di capo della cyber security.

Il Gruppo bancario guidato da Carlo Messina, insomma, continua a scusarsi per i conti spiati a Intesa Sanpaolo ma non dice perché una banca così orgogliosamente all’avanguardia non è stata in grado di sviluppare un sistema che impedisse a Vincenzo Coviello di accedere ai conti correnti di migliaia di persone per due anni e due mesi, dal febbraio del 2022 all’aprile scorso. E non dice perché ha tardato a comunicarlo alla magistratura. “Con quanta leggerezza e con che pessimi materiali l’uomo costruisce le sue scuse!” diceva Milan Kundera.

AGGIORNAMENTO
18.45

Il Gruppo Intesa Sanpaolo è formalmente indagato nell’indagine a carico di Vincenzo Coviello, l’ex dipendente che in 26 mesi ha compiuto accessi abusivi ai conti correnti e alle carte di credito di 3572 correntisti di 679 filiali. La Banca, per gli inquirenti, avrebbe violato la legge 231 del 2001 sulla responsabilità amministrativa delle persone giuridiche. L’istituto, secondo i pm, non avrebbe tempestivamente segnalato agli inquirenti gli accessi abusivi.

Coviello è stato sottoposto a procedimento disciplinare – e poi licenziato dalla banca lo scorso 8 agosto – ben prima che partissero le indagini. L’ex bancario è indagato per accesso abusivo ai sistemi informatici e tentato procacciamento di notizie concernenti la sicurezza dello Stato.
Le indagini della Procura di Bari sono iniziate dopo una denuncia presentata il 22 luglio da un correntista, al quale erano stati segnalati gli accessi anomali ai dati del suo conto corrente. Oltre a cittadini comuni, Coviello avrebbe spiato i conti della premier Giorgia Meloni, di alcuni ministri, del presidente del Senato Ignazio La Russa e di altri personaggi del mondo della politica, dello spettacolo e dello sport.

AGGIORNAMENTO ORE 19.30

Intesa Sanpaolo, con la nota di “un portavoce”, oltre a riferire di non aver ricevuto ancora alcuna comunicazione delle indagini in corso anche a suo carico, insiste nel sostenere che il ritardo della comunicazione alla Procura della Repubblica sia avvenuta per la “complessità” di “un processo esteso e accurato” indirizzato alla “ricostruzione di quanto accaduto”. Questioni che ora toccherà dirimere alla Procura della Repubblica e ai diversi gradi di giudizio che eventualmente ne scaturiranno. Restano, come un macigno, quei 26 mesi in cui la banca non si è accorta di quanto facesse Coviello. Il “prima” della iniziale denuncia sporta da un correntista appare forse più imbarazzante del “dopo” in cui la banca del Gruppo guidato da Carlo Messina si dice ora essere stata impossibilitata a comunicare i fatti alla magistratura.


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