Il lupo Grillo azzanna la “pecora” Conte: il flop Liguria infiamma il M5s
Il capitombolo del M5s in Liguria è destinato ad arroventare, una volta di più, lo scontro totale tra Beppe Grillo e Giuseppe Conte. L’ex avvocato del popolo è finito nel mirino della critica perché accusato di aver condotto la coalizione di centrosinistra nel baratro con l’apposizione del veto su Italia Viva di Renzi e Boschi. È lui lo “sconfitto” secondo la maggior parte degli analisti. Che non possono prescindere dai numeri esigui raccolti dal M5s alle Regionali vinte dal centrodestra guidato dal sindaco di Genova Marco Bucci. Per il M5s nemmeno il 5% dei voti. Lo score del Movimento è davvero deludente: 25.659 preferenze (per il 4,56%), un solo consigliere eletto, solo quarta forza della coalizione (composta da sei liste) a sostegno di Andrea Orlando. Una sconfitta che è cocente perché arriva in un luogo simbolo: la Liguria. Non solo, e non tanto, per il terremoto politico-giudiziario che ha scosso la Regione nelle scorse settimane. Ma, più semplicemente, perché Genova è la città di Beppe Grillo, fondatore del Movimento che oggi ne evoca il diritto all’estinzione. Un primo passo, considerate le aspettative, forse è stato fatto in tal senso. E mentre Conte tenta di difendere la sua scelta di opporsi a Renzi e ai suoi scrollandosi di dosso l’onta e la responsabilità della sconfitta del “campo largo”, Grillo – che aveva sposato una linea astensionista adottata dal 54% degli aventi diritto al voto in Liguria – si toglie i macigni dalle sneakers. “Si muore più traditi dalle pecore che sbranati dal lupo”, scrive in una story comparsa sul suo profilo di Whatsapp corredandola con un’immagine, appunto, lupesca. Una reazione che non ha mancato di sollevare reazioni in casa pentastellata, acutizzando lo scontro interno e rendendo impossibile ogni tentativo, sempre più teorico e sempre meno pratico, di una composizione della frattura, insanabile, tra il fondatore del Movimento e il suo attuale leader.
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