Confindustria non si fida della congiuntura, The Economist promuove l’Italia
Confindustria non si fida dei segnali che arrivano dall’analisi della congiuntura che vive l’economia. Stando all’analisi pubblicata dal Centro studi in seno alla confederazione degli industriali, l’aria che tira non sarebbe delle migliori. L’attuale clima economico, infatti, sarebbe caratterizzato da una “elevata incertezza sul Pil nel quarto trimestre dopo lo stop nel terzo”. Il quadro è contrastante perché “da un lato la fiducia è bassa, l’industria in crisi, l’export debole e l’Ue è fiacca” mentre dall’altro fanno sentire effetti tonificanti “il trend di crescita del turismo e dei servizi, il proseguimento del calo dei tassi, l’inflazione ridotta, l’attuazione del Pnrr”. I numeri che arrivano da viale dell’Astronomia non sono positivi e, in fondo, non rappresentano nemmeno una grossa novità. Il dato che più fa paura riguarda l’aumento del prezzo del gas che, solo a novembre, è salito fino a 44 euro al megawattora e la cui corsa potrebbe essere solo all’inizio dal momento che ci si attende, per dicembre, un ulteriore salita dei costi a 47 euro. Fatti, questi, che rischiano di complicare le cose per l’industria italiana che già vive un momento asfittico. Secondo l’analisi del Csc, infatti, la produzione a ottobre è rimasta sostanzialmente invariata eppure si nota un “forte calo tendenziale” stimato nel 3,6%. Il comparto flop è quello dell’automotive che perde il 34,5% della produzione, seguito dagli articoli in pelle (-17,2%) e dai prodotti derivanti dalla raffinazione del petrolio (-15,8%). Se cala l’indice pmi della manifattura, tuttavia a novembre smette di farlo la fiducia delle imprese. Insomma, il quadro dell’attuale congiuntura economica è complesso e la situazione, per gli analisti di Confindustria, è delicata. Tuttavia qualche segnale incoraggiante arriva fuori dall’Italia. E, in particolare, dall’analisi del settimanale britannico The Economist secondo cui il nostro Paese è protagonista assoluto di quella che ha ribattezzato la “rinascita mediterranea”. L’Italia, per i giornalisti inglesi, è tra i cinque Paesi Ue meglio performanti e definisce la discesa del tasso di disoccupazione dell’1,4% del 2024 come “il progresso più significativo” registratosi in tutta l’Europa del Sud. Ma non è tutto, perché The Economist promuove anche la gestione dei conti pubblici che avrebbe evidenziato progressi importanti rispetto al più recente passato. Roma, con Madrid e Atene, vive una fase di ripresa importante che rilancia le quotazioni dell’Europa che si affaccia sul Mediterraneo. Nonostante la difficile congiuntura caratterizzata dal prezzo spropositato dell’energia che contribuisce a indebolire la produzione manifatturiera.
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