Economia

Riaperti termini del concordato, c’è tempo fino al 12 dicembre

di Giovanni Vasso -

20090831 - ROMA - LAB - BADANTI; AL VIA DA DOMANI DOMANDE SANATORIA - Il sito dell'Agenzia delle Entrate con le istruzioni per compilare il modello F24 per regolarizzare colf e badanti in nero. Da martedì primo settembre ogni famiglia potrà regolarizzare una colf e due badanti extracomunitarie, comunitarie o italiane, a patto che dimostri di averle alle proprie dipendenze almeno dal 30 marzo 2009. La denuncia del rapporto di lavoro sommerso potrà essere fatta dal 1° al 30 settembre. Secondo le stime del prefetto Mario Morcone, capo del Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione, " in tutto arriveranno almeno 500mila domande che potrebbero lievitare a 750mila " . ANSA/ CLAUDIO PERI / DBA


Concordato preventivo biennale: inizia la fase due. Il consiglio dei ministri ha approvato l’estensione dei termini per aderire al “patto” con il Fisco al 12 dicembre. La finestra rimarrà aperta per tutte le partite Iva che, pur non avendo aderito, hanno presentato la dichiarazione dei redditi entro il termine del 31 ottobre prossimo. Scadenza, questa, della prima fase del concordato. Una fase che ha portato in dote al governo fondi per 1,3 miliardi di euro, risorse che serviranno per la sforbiciata all’Irpef per il ceto medio e per aumentare le pensioni minime. Tuttavia i numeri fino al 31 ottobre, per quanto importanti, non sembrano essere stati nemmeno vicini agli obiettivi che il Mef si poneva e, cioè di raggranellare fino a due miliardi dal “patto fiscale” con le partite Iva. Adesso la possibilità di aderire al concordato preventivo che congelerà gli accertamenti da parte delle autorità fiscali a fronte del pagamento di una somma prestabilita in imposte, è stata estesa fino al 12 dicembre prossimo. E con la nuova finestra l’esecutivo spera, da un lato, di rimpolpare gli introiti e, dall’altro, di confermare la marcia del cosiddetto “fisco amico” che si impone l’ambizioso compito di far emergere l’evasione e il sommerso senza, per questo, ingaggiare sacre guerre nei confronti dei contribuenti. Ed è proprio su questa linea che si posiziona il viceministro all’Economia Maurizio Leo che, subito dopo l’ok del consiglio dei ministri alla proposta, ha parlato di “importante prova di ascolto da parte del governo che, dopo un confronto con le categorie e i professionisti ha deciso di allargare ulteriormente la possibilità di aderire a una misura apprezzata e conveniente per tutti, Stato e cittadini”. Leo, non prima di aver chiarito che l’estensione dei termini “si è potuta fare solo ora in quanto al 31 ottobre era necessario acquisire dati certi sul gettito del concordato per avviare un’ulteriore riduzione delle tasse dal 2025”, ha ribadito: “Il fisco che abbiamo sempre professato di volere è proprio questo: semplice e dialogante con i contribuenti”. Il provvedimento è passato sotto forma di decreto legge che confluirà poi nel decreto fiscale attualmente all’esame della Commissione Bilancio al Senato.

Subito dopo le parole di Leo è giunto il fuoco di fila di Forza Italia che rivendica a sé il merito politico dell’allungamento della scadenza dei termini o, se preferite, della fase due del concordato. “Come richiesto da Forza Italia – ha scritto sui social il vicepremier e segretario azzurro Antonio Tajani – il governo ha deciso di riaprire i termini per il concordato preventivo. Utilizzeremo le ulteriori risorse che entreranno per sostenere il ceto medio, abbassare l’Irpef e far pagare meno tasse alle famiglie italiane”. Esultano, tra gli altri, anche il ministro alla Pubblica amministrazione Paolo Zangrillo e il presidente dei senatori azzurri Maurizio Gasparri.

Ma oltre che dalla politica, la misura era stata richiesta a gran voce dai professionisti. Secondo la Fondazione nazionale dei commercialisti, infatti, “per un taglio di due punti” dell’Irpef, “dal 35% al 33%, servirebbero circa 2,5 miliardi di euro”. Numeri lontani da quelli aggiornati al 31 ottobre: “Con gli incassi derivanti dal Concordato preventivo biennale, attualmente stimati in 1,3 miliardi, sarebbe possibile ridurre l’aliquota Irpef di un solo punto percentuale, dal 35% al 34%”, avevano fatto sapere dalla Fondazione: “Questa operazione costerebbe circa 1,2 miliardi di euro In entrambi i casi, la platea dei beneficiari è ampia e pari a circa undici milioni di contribuenti”. All’indomani della chiusura dei termini, il presidente del Consiglio nazionale dei dottori commercialisti e degli esperti contabili Elbano De Nuccio aveva definito un’eventuale proroga del concordato “quantomai opportuna”. Il taglio dell’Irpef varrebbe per le fasce di reddito tra i 28mila e i 50mila euro l’anno. Anche se non mancano ipotesi e proposte di estendere la soglia di applicazione delle sforbiciata a chi guadagna fino a 60mila euro annui.

Ma non tutti sono così ottimisti. Le stime prodotte dall’osservatorio dell’associazione nazionale dei Commercialisti rivelano che, con la fase due del concordato fiscale, lo Stato potrà contare su “un gettito aggiuntivo” stimato in un range tra “i duecento e i quattrocento milioni di euro”. Fondi che comunque rappresenterebbero entrate “notevolmente inferiori a quanto atteso dal governo”. Scettica era stata anche l’analisi della Cgia secondo cui le previsioni del Mef si sarebbero basate sul “pregiudizio” degli italiani evasori e su dati legati al sommerso evidentemente sovrastimati che non avrebbero retto alla prova dei fatti e della realtà.


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