Politica

PRIMA PAGINA-Commissione Ue, successo dell’Italia su scala europea

di Giuseppe Ariola -


Gufi e iettatori si sono dovuti ricredere o arrendere. Alla fine, sebbene dopo un tira e molla a tratti grottesco, Raffale Fitto ha ottenuto il via libera a ricoprire il ruolo di vicepresidente esecutivo della Commissione Ue. Incarico che sarà definitivamente confermato dopodomani al voto della plenaria dell’Europarlamento. Comunque la si pensi, su Fitto, sui conservatori europei, su Giorgia Meloni e sull’intero centrodestra italiano, una cosa è certa: il governo italiano ha portato a casa un risultato storico. Neanche i soliti disfattisti di sinistra possono negarlo o provare a ridimensionare un successo di cui dovrebbero felicitarsi tutti in Italia, sebbene ci sia chi ancora si ostina a voler mettere il bastone tra le ruote al cammino di Fitto verso i vertici della Commissione Ue.

La possibilità di portare a casa questo importante risultato era tutt’altro che scontata, ma la fitta rete cucita attorno al ministro italiano del Pnrr alla fine è risultata vincente e tanto più rilevante alla luce del contesto assolutamente sfavorevole nel quale, mattone dopo mattone, si è costruito questo successo. Quando il quadro politico è speculare in Europa e in Italia, quando le maggioranze che sorreggono i nostri governi sono in tutto o in parte le stesse su cui poggia l’attività della Commissione europea, quando i leader dei partiti italiani possono contare sull’appoggio delle grandi famiglie europee per rivendicare qualche delega di maggiore spessore, ottenere incarichi di ‘prima fascia’ è il minimo sindacale. La situazione, evidentemente, è completamente differente quando si è dall’altra parte rispetto alla maggioranza e si punta a ottenere un ruolo che diventa, al contempo, anche un riconoscimento. Nel caso dell’incarico che Giorgia Meloni e il governo italiano hanno ottenuto per Raffaele Fitto è accaduto proprio questo. E, addirittura, è la stessa maggioranza composta da popolari, socialisti e liberali a essersi sfaldata sulla questione. Il risultato finale è stato, quindi, da un lato il riconoscimento del ruolo dell’Italia nel consesso comunitario da parte innanzitutto di Ursula von der Leyen, ma anche di tutte le altre nazioni europee, e dall’altro un successo politico non da poco dell’inquilina di Palazzo Chigi, con buona pace di quella larghissima fetta di sinistra che ha remato contro. Estromessa dall’accordo sui top jobs, esclusa dalla possibilità di traghettare l’Ecr tra i gruppi di maggioranza, messa ai margini delle trattative politiche, alla fine Giorgia Meloni, con la vicepresidenza esecutiva per Raffaele Fitto, in Europa ha ottenuto molto più di quanto non siano riusciti ad avere i governi di sinistra, dalla fine del mandato di Prodi in poi, quando avevano come interlocutori esponenti della propria parte politica.

È un dato inconfutabile con il quale Elly Schlein e Giuseppe Conte su tutti, che tanti spauracchi hanno agitato nelle ultime settimane e molti altri ne stanno ancora aizzando, dovrebbero fare i conti. Questo risultato in seno alla Commissione Ue è un successo dell’Italia , così come accadde quando Mario Draghi ottenne la guida della Bce, convintamente e fortemente sostenuto da Silvio Berlusconi, primo leader del centrodestra. La verità è che da quando è sorta la seconda Repubblica il ruolo dell’Italia sullo scenario internazionale, dentro e fuori i confini europei, è stato tanto più rilevante con il centrodestra al governo, lo si è visto in passato e lo si vede oggi. Se Berlusconi parlava con i maggiori leader del mondo, riuscendo a rendere l’Italia sede dello storico accordo di Pratica di Mare, dove fece sedere allo stesso tavolo Bush e Putin in un momento in cui Usa e Russia neanche dialogavano, a sinistra il massimo esempio di rapporti internazionali è quello millantato da Renzi. Da presidente del Consiglio, l’ex segretario del Pd vantava chissà quali rapporti con Obama e i democratici Usa, ma è francamente difficile credere che l’establishment statunitense possa vedere di buon occhio chi, seppur del tutto legittimamente, intesse rapporti anche economici con il mondo arabo.


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