C’è una nuova strategia, in Commerzbank, per opporsi all’avanzata di Unicredit. Dal momento che nemmeno la Germania può più permettersi i confronti muscolari, è (ri)cominciata la stagione dei piagnistei, delle previsioni fosche, delle analisi tristi. La nuova Ceo dell’istituto bancario tedesco, Bettina Orlopp, teme come la peste la fusione con gli italiani di Unicredit. Ritiene, Orlopp, che, di fronte a un eventuale matrimonio, possa scattare un’emorragia di clienti e di affari. Come se Unicredit non fosse già una realtà operativa, da anni, a Berlino e dintorni. Un fatto a cui Orcel crede davvero al punto da definire l’operazione “non cross-border” dal momento che la sua banca è una delle più presenti sullo scenario tedesco. E il crac Signa, che avrebbe potuto dare più di un grattacapo a piazza Gae Aulenti, dimostra la presenza della banca italiana, e pure la sua solidità rispetto agli scossoni, sul mercato tedesco. Ma come Dafne, Commerz si fa piccolo e umile alloro per sfuggire alle profferte di Apollo Orcel. Ma la ritrosia teutonica fa infuriare, e non poco, Antonio Patuelli. Il presidente Abi tuona, come Zeus sul trono, che un eventuale impedimento all’operazione “metterebbe a rischio l’indipendenza della Bce”. Si riferisce, Patuelli, alle operazioni politiche che, sottotraccia, proseguirebbero ancora dopo un (apparente) appeasement tra le parti. Che non regge. E può trascinare l’Ue con sé. Che, di fronte alla nuova strategia di Commerzbank può iniziare a tremare: se l’affare non andrà in porto, tanti saluti all’unione bancaria. E tanti, tantissimi saluti alle ultime speranze di riempire di senso, insieme al report Draghi, le istituzioni che da Bruxelles continuano a impartire ordini in ogni angolo del vecchio continente.