Come ti stano l’evasore fiscale con l’Ai
Ernesto Maria Ruffini
Evasione fiscale ancora da brividi – 82 miliardi stimati per il 2021 – ma comunque in lieve e costante calo, cinque anni fa sfiorava i 100 miliardi: ora la combatte l’Ai. Il calo del sommerso continua, il gettito recuperato da gennaio a luglio è aumentato di due miliardi, ma il Fisco ha deciso comunque di approfondire la sua azione nei confronti degli autonomi. Dai bar ai meccanici, ci sono attività che da decenni vengono indicate come le protagoniste di una quotidiana e persistente evasione: pubblici esercizi e pasticcerie che dichiarano in media 12.266 euro l’anno, discoteche che in media hanno indicato 17.566 euro di reddito, ristoratori quasi alla pari con impiegati della Pa al minimo attestandosi a 15.153 euro, superati anche dai chiacchieratissimi tassisti che arrivano a dichiarare una media di 15.449 euro, per non dire delle lavanderie ferme a 11.378 mila euro. Non possono esagerare meccanici e carrozzieri, che dichiarano 26.851 euro.
Tutti lavoratori autonomi che sono da qualche mese nel mirino di una taskforce di cui poco finora si era saputo. Si chiama Uipar, Unità integrata permanente di analisi del rischio. E’ stata varata nel marzo scorso dopo essere stata ideata da Ernesto Maria Ruffini, direttore dell’Agenzia delle Entrate, con la collaborazione del comandante generale della Guardia di Finanza, Andrea De Gennaro.
Gli strumenti dell’Unità, oltre ad una convinta determinazione, sono quelli oggi consentiti dall’intelligenza artificiale e quindi ogni possibile applicazione che possa servire ad incrociare i dati e a stanare gli evasori, con centinaia di esperti dell’Agenzia e delle Fiamme Gialle che quotidianamente setacciano e affinano le liste. I risultati degli ultimi mesi li incoraggiano a fare ogni giorno meglio. I report parlano di irregolarità fiscali riscontrate nel 75% dei casi presi in esame, di 36mila controlli tra luglio e settembre evidenziando mancati scontrini fiscali nel cinquanta per cento delle situazioni finite nella lente della taskforce.
In loro aiuto c’è un applicativo dall’acronimo “bruciante”, Laser, liste affinate grazie all’app “Lavorazione soggetti con elementi di rischio”. E l’abituale e storico Adr, l’Archivio dei rapporti finanziari un tempo unica base di partenza per provare a colpire l’evasione, è stato ora affiancato da Vera, acronimo di “Verifica dei rapporti finanziari”, un tool il cui funzionamento è basato sull’utilizzo integrato dei dati presenti nella già nota Anagrafe tributaria, alla quale ora si uniscono le informazioni comunicate dagli operatori finanziari all’Archivio dei rapporti finanziari. Vera consente l’incrocio fra i dati dell’archivio dei rapporti finanziari con le altre informazioni delle quali l’amministrazione finanziaria è in possesso.
Alle categorie già indicate si aggiungono, in “liste di vestizione” sempre più affinate dagli esperti della taskforce che utilizzano l’Ai, quelle dei professionisti da decenni chiacchierati: ingegneri, avvocati, commercialisti e medici a partire dai dentisti. Numeri che non tornano: avvocati e commercialisti che dichiarano in media meno dei balneari, che pure sono nella rete in cui pescare, ove il paradosso più forte è quello di una discordanza territoriale che balza agli occhi, tra località turistiche dovrebbero avere, per la notorietà e l’affluenza che ogni anno evidenziano, un peso fiscale che invece non è adeguato ai redditi dichiarati.
Verifiche che ora, grazie all’intensa attività della Uipar, stanno procedendo a regime e possono finalmente consentire di affinare la ricerca dell’evasione con l’Ai anche in settori finora trascurati, perché costituiti da business crescenti, a ritmi milionari, riguardo a categorie nuove e nemmeno irregimentate in Albi e Registri nazionali o Ordini professionali, come quelle degli influencer e dei digital creator. Due dei nomi più noti ormai anche al pubblico comune che appartengono alla variegata e ampia galassia dell’economia digitale. Un caso per tutti, quello recentissimo di Mady Gio, l’influencer di OnlyFans che è balzata all’onore di cronache più pericolose di quelle che conteggiano il numero di like perché accusata di non aver versato quasi un milione e mezzo di euro di imposte.
“Lavorare per lo Stato – ebbe a dire Ernesto Maria Ruffini sei anni fa – ci insegna il senso della continuità. Ci fa capire che, nelle istituzioni, nessun risultato nasce dal nulla, ma dal tanto lavoro di chi ci ha preceduto, che il lavoro non è quello di uno solo, ma di tanti. E che gli obiettivi vanno al di là delle persone”. E ancora disse un anno dopo al Corsera: “La lotta all’evasione non è un safari. Non è andando a cercare casa per casa gli evasori che si ridurrà il fenomeno, come invece si pensa quando si cede a ricostruzioni semplicistiche”. Anni trascorsi finora abbandonando la caccia in una giungla inestricabile, per raggiungere con l’Ai gli attuali risultati.
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