COLLO SHOCK: Michelle, uccisa dalla cultura dello scarto, fra stupido e macabro: diciamo basta!
di CATERINA COLLOVATI
Ormai sancita da innumerevoli episodi, ha preso sempre più piede una nuova cultura.
La spaventosa cultura dello scarto; là dove una compagna, una moglie, un’amica si rifiuta di obbedire, di acconsentire, di tacere, la si uccide, la si getta via in un sacco della spazzatura e la si porta nel cassonetto più vicino in segno di sfregio per quell’affronto, per quel rifiuto o per aver scoperto qualcosa di torbido. Un vecchio oggetto viene trattato meglio. Per disfarsi di un mobile non più utile, occorre chiamare i servizi del Comune e stabilire una data del ritiro. Invece il corpo di chi hai amato (si fa per dire), prima si può martoriare, poi con disprezzo si può abbandonare in un cassonetto già colmo di rifiuti.
Rifiuto più, rifiuto meno…
Non sappiamo perché il ragazzo romano, di origine cingalese, abbia accoltellato Michelle, non è ancora noto il movente, ma sappiamo, o meglio intuiamo in che modo un ragazzino di 17 anni possa trasformarsi in un assassino crudele che dopo aver ucciso l’amica del cuore, la infila in un sacco nero dell’immondizia, la trascina per le scale, infine la mette in un carrello del supermercato e la porta, proprio come merce avariata, nel cassonetto più vicino e come un Pollicino dell’orrore lascia una scia di sangue facendosi scoprire in men che non si dica.
Dicevamo, come sia possibile che un adolescente si trasformi in mostro oltre ogni immaginazione? È presto detto… Sui social, la nuova carta d’identità dei giovani d’oggi, troviamo molto del profilo personologico del presunto assassino. Il giovanotto risulta essere un trapper di quelli duri. Postava video mentre fumava marijuana, coltelli, pistole, gocce di sangue e vestiti griffati. Nei testi di “alto livello” parla di soldi, droga e donne.
Non ha valori d’altro tipo, è un emulo dei rapper famosi, è una vittima di quel mondo che vuole imitare, senza capire che i social sono una spirale pericolosa capaci di risucchiarti nel baratro della delinquenza.
Per pochi che ce la fanno e soprattutto, se hanno sale in zucca, si tolgono dai guai, tanti poveri illusi diventano dei baby killer. Strimpellano inni alla droga, al denaro facile, al disprezzo per le regole. Spesso si giustificano dicendo che attraverso i loro testi, raccontano un disagio, ma in realtà il disagio irreparabile lo creano agli adolescenti che li seguono. Sui social la gara è a chi è più criminale e il successo non lo raggiunge solo chi è bravo a suonare. I like, il numero dei seguaci lo raggiunge chi è più cattivo, più illegale, chi usa droghe e chi è più abile a spacciarle. Ed è cosi che un giorno se salta la trebisonda, anche uccidere diventa normale. In un testo su Spotify, il presunto killer di Michelle diceva “sai che non mi fermo davanti a niente, finirai in una bara”. E purtroppo ce l’ha dimostrato con quelle gocce di sangue della povera Michelle che cadevano sul marciapiede.
Un particolare mi ha colpito su tutti, la crudeltà nell’uccidere l’amica e al tempo stesso la goffaggine nel tentativo di sbarazzarsi del corpo. Da un lato la stupidità, dall’altro la macabra idea di mettere il cadavere nel carrello e di compiere il femminicidio numero sei nel solo mese di giugno. La strage di donne va fermata… Non ci stancheremo mai di parlarne…
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