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COLLO SHOCK – La vergogna della palpatina rapida e quell’assoluzione che grida vendetta

di Redazione -


COLLO SHOCK – La vergogna della palpatina rapida e quell’assoluzione che grida vendetta.
di CATERINA COLLOVATI

I fatti come da carte processuali: è il 12 aprile 2022, alle ore 9.40 del mattino la 17enne entrava a scuola in compagnia di un’amica, salendo le scale si accorge che i pantaloni erano un po’ scesi e mentre cercava di sistemarli, sentiva da dietro una mano che entrava là dove non batte il sole. Dapprima la mano toccava i glutei e successivamente procedeva sotto gli slip.

La ragazza era convinta che fosse stata l’amica a scherzare, poi girandosi riconosceva il bidello. Uno choc. Tempo massimo della palpata non richiesta 10 secondi. Dopodichè il succitato ed eccitato bidello si preoccupava di dire testualmente: “amo’ lo sai che scherzavo”. La giovane non rispondeva e proseguiva verso la classe.
Durante l’intervallo il bidello, probabilmente preoccupato per quella perdita di senno sul luogo del lavoro, cercava nuovamente il colloquio con la vittima, la quale imperterrita rifiutava di dargli la parola. A quel punto il zozzo operatore scolastico tentava la sempre comoda strada, per soggetti simili, del vittimismo e diceva: “Mi rovinerai la vita, io non ti ho fatto nulla”, incutendo cosi anche la subdola sudditanza psicologica. Parlando con altre allieve, la poveretta scopriva che il signore (si fa per dire) in questione era solito toccare il lato B delle studentesse.

Quindi qualcosa di seriale per nulla casuale. Ciononostante disgustosamente viene assolto da una giudice donna, ma dovrà ancora attendere per sentirsi completamente al sicuro, poiché un barlume di coscienza ce l’hanno anche i magistrati. Ed è cosi che la Procura di Roma si è opposta all’assoluzione pronunciata nella sentenza precedente.
Scopriamo che la palpatina rapida è permessa senza alcun rischio di sanzione, come dire un toccamento fugace e via. Vergognoso che in un’epoca in cui si ribadisce il rispetto per il corpo delle donne addirittura attraverso il linguaggio che non può e non deve essere offensivo né sul peso, né su eventuali difetti fisici, si debba poi accettare di farsi violare nelle parti intime da un operatore scolastico di anni 66, che ha tutto il sapore del vecchio pruriginoso, e secondo la difesa ha messo in atto solo una “manovra maldestra” senza intento libidinoso.

A mio modesto avviso quando non vi è intento libidinoso ad una allieva in via confidenziale si può dare una pacca sulla spalla, ma la mano morta all’interno dello slip da parte di un uomo di circa 70 anni nei confronti di una minorenne ha un’unica spiegazione: la persona che agisce così non è maldestra, è un porco e va punito. Ben ha fatto la ragazzina ad avere fiducia nel sistema giudiziario, nello Stato.
Purtroppo queste sentenze contribuiscono a screditare le denunce. Sappiamo quanto sia difficile raccontare un abuso, i motivi sono svariati, non ultimo la tendenza a svalutare la vittima. Chi denuncia è sola, non viene creduta o peggio viene additata come poco di buono oppure chissà, qualcuno potrebbe azzardare che all’alunna, forse, la palpata è pure piaciuta, e poi ha cambiato idea. Dentro e fuori le aule di tribunale le donne sono costrette a subire il fardello del pregiudizio da parte degli uomini e quel che è orribile anche delle donne, ma che un tribunale stabilisse quanto si debba accettare di farsi toccare laggiù allora è la fine.
Non è una questione di minuti o secondi, solo il pensiero che ciò possa avvenire fa schifo.


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