Codice degli appalti, spunta l’emendamento salva-Comuni
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Codice degli appalti, spunta l’emendamento salva-Comuni. Gli enti locali “non qualificati” rischiano, con l’entrata in vigore della nuova legge, di non poter affidare direttamente appalti per opere per un valore superiore ai 500mila euro e di non poter acquisire forniture di beni e servizi per oltre 140mila euro. In pratica, i Comuni temono di non essere più in grado di poter gestire, e di riflesso non poter garantire ai cittadini, nemmeno i servizi essenziali come, per esempio, la raccolta dei rifiuti.
Ma adesso arriva una proposta di modifica targata Anci. L’associazione nazionale dei Comuni italiani ha accolto le paure e i timori di tanti sindaci, specialmente quelli che sono alla guida degli enti più piccoli, che presidiano territori difficili, per lo più collocati nelle aree interne. E propone una modifica al dettato dell’articolo che bloccherebbe l’attività dei Comuni. L’emendamento, che nei prossimi giorni sarà al vaglio del parlamento, prevede di riconoscere la qualificazione, per quanto provvisoria (fino alla fine di luglio del prossimo anno) e con riserva e , anche alle centrali uniche di committenza. Sarebbe una svolta. Perché, ormai da anni, i Comuni stanno utilizzando con molta frequenza questo strumento legislativo. Che, peraltro, è risultato molto utile anche, se non soprattutto, per mettere a gara i bandi e gli appalti previsti con il Pnrr.
La ragione della modifica risiede nella volontà di “non interrompere le attività amministrative” con particolare riguardo “all’affidamento degli appalti in un momento così delicato per la vita degli enti locali”. Secondo le ragioni iscritte a motivazione dell’emendamento all’articolo 63 del nuovo codice degli appalti, infatti, “con l’inclusione delle Centrali uniche di committenza all’interno dell’elenco degli iscritti con riserva si darebbe una opportunità in più agli enti locali non capoluogo” per “poter gestire le loro gare d’appalto soprattutto in vista delle scadenze dei finanziamenti Pnrr e del piano nazionale di coesione”. Ma non basta, perché i Comuni rivendicano il ruolo di presidio del territorio: “Si tratta inoltre di riconoscere e valorizzare alcune realtà che hanno significato molto in termini di efficienza e professionalità, contribuendo in molti casi alla crescita e allo sviluppo del territorio mediamente procedimenti sempre efficaci e riducendo in tal modo il contenzioso”.
Allo stato attuale, entro il 1 luglio, le stazioni appaltanti ritenute qualificate sono: Consip, Invitalia, Unioni di Comuni, comprensive di Comunità montane, insulari e arcipelago, enti provinciali e Città metropolitane, Comuni capoluogo di Provincia, Regioni. Il rischio è quello della centralizzazione. Che, sui territori, potrebbe tradursi con la paralisi amministrativa per gli enti locali e con ritardi e aumento del contenzioso.
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