Editoriale

Clima politico teso come non mai. Tanti delicati dossier sul tavolo

di Giuseppe Ariola -


Il clima politico da qualche tempo a questa parte è diventato piuttosto pesante, andando ben oltre il suo carattere fisiologico, tanto da sfociare in un’aggressività, se non irrituale, quantomeno non consuetudinaria. La distensione registrata in occasione della risoluzione dello spinoso caso di Cecilia Sala è solo un ricordo che appare ben più remoto di quanto non sia in realtà, vista l’escalation di tensione che regna nelle ultime settimane. I motivi sono diversi e svariati sono i delicati dossier che non si riesce a condurre in porto, come l’elezione dei quattro giudici della Corte costituzionale di nomina parlamentare o la poltrona della presidenza Rai. Il rinvio a giudizio del ministro del Turismo Daniela Santanché, la vicenda Almasri e adesso la denuncia da parte dell’intelligence contro Lo Voi stanno, infatti, scalzando dalle priorità del dibattito pubblico e dei lavori parlamentari sia l’intesa necessaria a garantire il plenum alla Consulta che quella finalizzata all’individuazione del vertice di Viale Mazzini. In realtà, per un certo verso, il rinvio di queste ultime due questioni, in mancanza del necessario accordo tra maggioranza e opposizione, è risultato un po’ come una manna dal cielo, avendo offerto la possibilità di prendere tempo. Ma come questo tempo sia stato speso è tutto da vedere. Sul fronte Rai lo stallo è totale e le opposizioni sono sul piede di guerra per il lungo periodo di stop imposto ai lavori dalla maggioranza che sembra intenzionata a voler continuare a disertare la commissione finché non l’avrà spuntata sul nome di Simona Agnes. Si paventa addirittura l’ipotesi di una convocazione straordinaria, ovvero esclusivamente su impulso dei partiti di minoranza che hanno avanzato una richiesta in tal senso alla presidente Barbara Florida. Per quanto riguarda invece la partita della Corte Costituzionale questa settimana potrebbe risultare risolutiva. La seduta comune del Parlamento è convocata per giovedì mattina e, alla luce delle ultime novità, la matassa potrebbe finalmente sbrogliarsi. Negli ultimi giorni in Forza Italia, dove si celano le maggiori difficoltà, si è fatto strada il nome di Gino Scaccia, apprezzato giurista, professore di diritto pubblico e attualmente a capo del dipartimento delle Riforme istituzionali della Presidenza del Consiglio, ovvero del ministero guidato dall’azzurra Elisabetta Casellati. A favore di Scaccia gioca un curriculum di prestigio, ma soprattutto bipartisan. Capo di gabinetto del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti quando a Porta Pia c’era il grillino Danilo Toninelli, Scaccia è stato anche Capo dell’ufficio legislativo del ministero per gli Affari regionali, nelle mani di Mariastella Gelmini durante il governo Draghi. Nei corridoi di Montecitorio l’accordo si dà per fatto e diverse fonti parlamentari confermano sia così. Certo, di intese saltate all’ultimo secondo la cronaca politica ne è strapiena, come dimostrano, proprio per quanto riguarda i nuovi quattro giudici della Corte costituzionale, anche le recenti fumate nere e le sedute rinviate. Se i casi Almasri e Santanché sono tutt’altro che risolti, quello relativo al procuratore di Roma è appena scoppiato. Inoltre, la settimana alla Camera si apre oggi proprio con la discussione della mozione di sfiducia nei confronti del ministro del Turismo che incendierà un clima politico già incandescente, benché il voto sarà probabilmente rinviato a data da destinarsi. Si riuscirà almeno a Scaccia-re lo spettro che aleggia sulla Consulta?


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