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“Città vince, città perde”: la ricetta di Rutelli per il futuro dei territori

di Angelo Vitale -


“Città vince, città perde”: un titolo emblematico per l’ultimo libro di Francesco Rutelli, edito da Laterza, oggi presentato a Roma. Di Roma Rutelli (70 anni la scorsa estate, in politica per 30 anni come deputato, eurodeputato, senatore, vicepremier, ministro della Cultura) è stato per otto anni, dal 1993 al 2001, il primo sindaco eletto dai cittadini e il più votato.

Negli ultimi anni, oltre che al vertice di Anica che sta per lasciare, sempre più impegnato sui temi del civismo, del patrimonio culturale e dell’ambiente, Rutelli in questo libro si interroga su argomenti spesso al centro di propositi, intenti e parole di chi si candida a guidare una città, per poi frequentemente declinare ogni programmazione nella gestione dei problemi quotidiani.

E invece, questa la riflessione di Rutelli, una città vince o perde se accetta e vive la sfida del cambiamento senza ogni volta per forza custodire soltanto l’eventuale tradizione storica che possiede: “Trasformazioni contemporanee – scrive nell’introduzione – sono indispensabili per i nostri centri urbani e territori: è il momento di una svolta culturale, di indirizzi, e operativa”. Serve coraggio: “Nuove costruzioni non sono un crimine contro il clima, o l’ambiente locale. Dobbiamo considerare demolizioni e ricostruzioni di edifici fatiscenti o disfunzionali, il fisiologico rinnovo di edifici in cemento armato che sono invecchiati e precari – come gli alberi che vanno abbattuti e ripiantati al termine del ciclo biologico-, il lavoro per riusare e riciclare, per scegliere materiali a bassa intensità di emissioni, i compattamenti della città che migliorano il bilancio ecologico complessivo”.

Sul nostro Paese, Rutelli afferma di credere “che gli italiani, inventori della Città moderna, possano consolidare e rinnovare i caratteri vitali ed espansivi dell’organizzazione strategica dei nostri centri e territori, e farne un fattore di crescita determinante”.

“Dobbiamo e possiamo riuscire – propone-. Con sei mosse indispensabili: forti e sicuri investimenti pubblici e privati, applicazione avanzata delle tecnologie digitali, centralità dei fattori umani per la qualità del vivere urbano, sconfitta dell’incultura dell’immobilismo, industrializzazione del turismo, rivoluzioni green e programmazione dell’adattamento ai mutamenti climatici”. Concludendo con il citare Italo Calvino: “Ogni città riceve la sua forma dal deserto a cui si oppone”.


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