Chirurgia plastica: miti da sfatare e accorgimenti
In un’epoca in cui l’apparenza conta sempre di più e il ritocco estetico è alla portata di molti, la chirurgia plastica si trova tra esigenze estetiche, benessere psicologico e il rischio di eccessi. A L’identità, la Dott.ssa Daniela Maresca, chirurgo plastico, fa chiarezza su trattamenti, prevenzione e falsi miti, con particolare attenzione alle nuove generazioni.
Dottoressa Maresca, la chirurgia plastica al femminile: crede che ci sia un approccio diverso tra un chirurgo uomo e una donna? Essere una donna la aiuta a comprendere meglio certe esigenze delle pazienti?
Sicuramente una donna vive sulla propria pelle alcune problematiche, quindi le sue valutazioni nascono da un’esperienza diretta. Le donne, spesso, non si soffermano solo sull’aspetto generale del problema, ma anche sui dettagli, che per loro sono talvolta più importanti del problema stesso. Cosa intendo dire? Che un uomo può essere tecnicamente molto preparato, ma difficilmente riesce a comprendere a fondo certe esigenze, perché non le ha vissute sulla propria pelle.
Negli ultimi anni si parla molto di prevenzione e trattamenti anti-aging senza bisturi. Quali sono le alternative più efficaci alla chirurgia per chi vuole migliorare il proprio aspetto senza interventi invasivi?
Gli interventi più validi per ringiovanire senza ricorrere al bisturi sono sicuramente il lipofilling, cioè il trasferimento di cellule adipose autologhe, che va a colmare i volumi persi con il tempo. I filler, se usati in piccole quantità e in modo molto superficiale, possono essere efficaci, ma vanno utilizzati con competenza. Purtroppo, spesso finiscono sulle cronache i casi di chi utilizza materiali non riassorbibili, che sono assolutamente vietati.
Sempre più giovani ricorrono alla chirurgia estetica. Come valuta se sono pronti?
Valuto innanzitutto l’età e la reale gravità del problema. Ad esempio, una ragazza che si incollava le orecchie ogni weekend mostrava un disagio autentico: un piccolo intervento ha risolto la situazione. In un altro caso, una ragazza anoressica ossessionata dalle ginocchia è stata aiutata con un intervento minimo e poi affidata a un medico per curare il disturbo alimentare. L’intervento, quando mirato e consapevole, può essere parte di un percorso più ampio.
Ci sono situazioni in cui consiglia di aspettare o di rinunciare?
Sì, se la paziente è troppo giovane o indecisa, suggerisco di aspettare. In altri casi rifiuto l’intervento, come quando un uomo chiese un’ottava misura per la moglie: gli dissi chiaramente che non l’avrei mai fatto e di non portarmela nemmeno.
La chirurgia plastica ha anche una funzione ricostruttiva. Qual è stato un intervento particolarmente significativo?
Non vivo questi casi con enfasi, ma uno mi ha colpito: una donna con cicatrici scure sull’addome, dovute a un intervento mal eseguito, pensava non ci fosse rimedio. Con due sedute di lipofilling, in sei mesi le cicatrici sono sparite.
Come si può educare a distinguere tra miglioramento armonico ed eccesso?
Il ritocco ha senso solo se necessario e mirato. Si parte da una valutazione iniziale e poi ci si ferma. Aggiungere continuamente, senza criterio, porta solo a risultati grotteschi.
C’è il rischio che la percezione della bellezza stia diventando distorta?
Sì, è una battaglia continua. C’è una tendenza a uniformarsi, soprattutto tra le ragazze, spinte dall’emulazione. Rifiuto interventi richiesti solo per moda e non accetto di fare lavori che considero “brutture”.
Se potesse sfatare un grande mito sulla chirurgia plastica, quale sarebbe? C’è un’idea sbagliata che le capita spesso di dover correggere nei suoi pazienti?
Ne circolano tanti. Uno dei più diffusi è che le protesi possano “scoppiare” in aereo, il che è ovviamente falso. Un altro riguarda il lipofilling: molti pensano che non attecchisca o che alteri i lineamenti. È esattamente il contrario: è l’unico modo per mantenere armonia nei tratti del viso, ovviamente se eseguito da mani esperte.
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