Cultura & Spettacolo

Chiara Montanari, la prima italiana a capo di una missione in Antartide

di Nicola Santini -


Chiara Montanari ha presentato il suo spettacolo “Antartide un universo particolare” alla sesta edizione delGeckoFest – il Festival dedicato alla Terra, al rapporto uomo-ambiente, all’adattamento e al cambiamento che si è tenuto dal 6 all’8 settembre a Spina, in provincia di Perugia.

Chiara Montanari, ingegnere nonché prima italiana a capo di una missione in Antartide e tedx speaker, ha un’esperienza ultra decennale nella gestione di spedizioni polari ed è stata inserita da Startup Italia tra le 150 donne che contribuiscono in modo significativo all’innovazione del nostro paese. E’consulente per aziende dove insegna il metodo “’Antartic Mindset”, ovvero la capacità di gestire e prosperare nell’incertezza.
Chiara, hai presentato al Gecko Fest presenta “Antartide, un universo particolare”.
Lo spettacolo è nato per caso. Avevo fatto una presentazione su Antarctic Mindset al teatro alla Scala di Milano dove ho incontrato Livia Pomodoro, la presidentessa del teatro No’hm, che mi ha chiesto di fareuno spettacolo per lei. Ho conosciuto il regista Marco Rampoldi e Matteo Giudici, il musicista che hamagistralmente ricreato i suoni di quei luoghi, poi ho chiesto a Patrizia Aroldi, attrice e amica, di partecipare al progetto. “Antartide, un universo particolare” porta in scena la vita e le avventure di una base in Antartide. È un modo per portare il pubblico nel continente di ghiaccio e far capire come si vive a meno cinquanta gradi e quali avventure e imprevisti possono capitare. Lo spettacolo è in parte tratto dal mio libro “Cronache dai ghiacci. 90 giorni in Antartide”(Mondadori).

Ci sono analogie tra l’Antartide e il resto del pianeta?
Il continente di ghiaccio condivide il destino del resto del pianeta. L’unica particolarità è quello di essere ad oggi per la maggior parte incontaminato dalle attività legate alla presenza dell’uomo. Ha un valore simbolico molto alto. Dal punto di vista scientifico è un laboratorio a cielo aperto e soprattutto conserva,imprigionata nei ghiacci, la storia dell’atmosfera terrestre di migliaia di anni. L’Antartide come il resto del pianeta sta attraversando un cambiamento climatico repentino che, in termini di accelerazione, non si era mai visto prima. È come se fossimo immersi in un esperimento a cui ci sottoponiamo da soli e sebbene il pianeta ci sopravviverà non è detto che le nuove condizioni a cui andiamo incontro possano esser favorevoli alla sopravvivenza della nostra specie.

Hai una grande passione per lo Yoga, ti aiuta anche in contesti estremi?
Mi interessa molto il viaggio della coscienza. Nelle esperienze in Antartide ho sperimentato cosa significa vivere nell’ assenza di stimoli. In cima alla calotta polare sei in mezzo a un deserto di ghiaccio non ci sono stimoli visivi, né rumori, né odori tutto è immobile e congelato e proprio in quel vuoto ti accorgi che c’è presenza. Un‘enorme quantità di energia immobile che ci abita. Come potevo non approfondire?

Progetti futuri?
Il progetto in questo momento è l’Antarctic Mindset, ovvero la capacità di gestire e prosperare nell’incertezza. Sto lavorando molto per trasferire questa esperienza. Abbiamo bisogno di narrative nuove e più funzionali che ci aiutino a guardare al futuro in modo positivo e concreto, perché il nostro futuro non è già scritto ma lo facciamo noi ogni giorno. Bisogna imparare a trasformare le difficoltà o anche i fallimenti in rinascite da cui prosperare.


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