Economia

A CONTI FATTI – Chiara Ferragni, che guaio: l’accusa è di truffa

di Giovanni Vasso -

Chiara Ferragni durante il photocall prima dei CNMI Sustainable Fashion Awards 2024 al Teatro alla Scala a Milano, 22 settembre 2024. ANSA/MOURAD BALTI TOUATI


I guai non finiscono mai per Chiara Ferragni; chiusa l’inchiesta della Procura di Milano sul caso Pandori e Uova di Pasqua, l’accusa per l’imprenditrice digitale è di quelle che fanno tremare i polsi: truffa aggravata e continuata. I pubblici ministeri milanesi ipotizzano a carico della Ferragni “la pianificazione e diffusione di comunicazioni di natura decettiva, volte a indurre in errore i consumatori in ordine al collegamento tra l’acquisto dei prodotti pubblicizzati e iniziative benefiche” che avrebbero comportato alle sue società profitti da capogiro stimati in oltre 2,2 milioni di euro dal momento che i prodotti griffati da lei furono immessi in commercio e venduti a prezzi di gran lunga superiori a quelli di mercato. E mentre il Codacons ritiene che adesso “si apra la strada ai rimborsi” per i consumatori, i legali di Ferragni si dicono fiduciosi e ritengono che la vicenda non abbia “alcuna rilevanza penale”. Ma il danno vero, per l’ex influencer, è che tutte queste notizie, come una doccia fredda, arrivano proprio mentre sta tentando di rilanciarsi, almeno un po’. I guai, per Chiara Ferragni, adesso accusata di truffa non finiscono mai.

Sigarette d’oro

Fumatori di tutta Italia, preparatevi alla mazzata. C’è una proposta, avanzata dagli oncologi e finita all’interno di un interessante emendamento alla manovra, di aumentare di ben cinque euro il costo del pacchetto di sigarette. L’idea è quella di recuperare risorse per finanziare il sistema sanitario nazionale. Del resto, hanno spiegato i medici, sono proprio i fumatori i primi a dover usufruire, purtroppo, delle cure garantite dagli ospedali del Ssn. Le stime parlano di possibili incassi, per lo Stato, pari a ben 13 miliardi di euro. Che risolverebbero più di un problema al povero Giorgetti in cerca di denaro per far quadrare i conti.

Sony: another brick in the wall

Sony piazza un altro colpaccio nel campo della musica: acquisito per una cifra vicina ai 400 milioni di dollari il catalogo dei Pink Floyd. Ai giapponesi sono passati i master, i brand e le copertine (iconiche) degli album firmate dal collettivo Hipgnosis ma non i diritti sui testi dei brani che hanno contribuito a suonare la colonna sonora di un’epoca, irripetibile, di grande musica rock (e non solo). Solo qualche mese fa, Sony s’era aggiudicata l’opera omnia dei Queen lanciando sul piatto un’offerta mostruosa da un miliardo di sterline. La “collezione” già prevedeva il catalogo di Bruce Springsteen (acquisito per mezzo miliardo di dollari) e Bob Dylan (300 milioni).


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