Chi va più veloce della luce viaggia ai confini della fisica
Più veloce della luce: il giro della terra in otto secondi.
di ANDREA NIDO
“Via, più veloce della luce”. Quante volte da bambini, vedendo il cartone animato di Superman, abbiamo sentito pronunciare questa frase e nello stesso momento vedere l’uomo con la tuta blu e il mantello rosso sfrecciare via e diventare un puntino luminoso all’orizzonte? La fantasia umana, sicuramente, raggiunge velocità formidabili, ma è possibile nella realtà viaggiare a velocità luce? Per cercare di rispondere a questa domanda, innanzitutto, è necessario dare un valore a questo limite: trecentomila chilometri al secondo! A questa velocità, per fare alcuni esempi, si potrebbe fare il giro della terra circa otto volte in un secondo o raggiungere la Luna non in due o tre giorni, ma in un battito di ciglia. L’ultimo esempio non è casuale. Da quando l’uomo ha iniziato ad esplorare lo spazio, questo concetto è divenuto sempre più importante. La vita umana mediamente si aggira intorno agli ottanta anni e quindi il concetto di velocità e raggiungimento di nuovi mondi ha assunto da tempo un valore sempre più importante. Si potrebbe arrivare su Marte in una ventina di minuti e non in sei mesi come oggi, con gli attuali limiti delle più moderne propulsioni. Quali sono, dunque, le reali possibilità scientifiche di viaggiare alla velocità della luce?
Per comprendere l’idea del viaggio supraluminale è essenziale affidarci al concetto di limite imposto dalla teoria della relatività di Albert Einstein, secondo la quale nessun oggetto dotato di massa può viaggiare alla velocità della luce o, addirittura, di superarla. Se ci fosse un modo di viaggiare alla velocità della luce, si aprirebbero incredibili possibilità per l’esplorazione dello spazio. Ad esempio, ciò consentirebbe ai futuri astronauti di raggiungere rapidamente sistemi stellari distanti, riducendo notevolmente i tempi di viaggio rispetto ai metodi attuali. Tuttavia, vi sono alcune complicazioni significative.
Uno dei problemi principali che emerge quando si considera il viaggio a velocità luce è quello dell’enorme quantità di energia richiesta. Secondo l’equazione del premio Nobel per la fisica, la famosa E=mc², l’energia richiesta per accelerare un oggetto dotato di massa alla velocità della luce sarebbe infinita. Questo significa che, in teoria, è necessaria una quantità di energia infinita per raggiungere questa velocità, il che sembra impossibile con la tecnologia moderna e la nostra comprensione attuale della fisica.
È proprio qui che interviene la fantasia umana, che si trasforma in uno strumento per arrivare a sviluppare concetti e superare problemi. Prendiamo un foglio di carta bianco e disegniamo, ben distanziati l’uno dall’altro, due punti. Quale è la distanza più breve tra di essi? Geometricamente parlando, tracciamo una linea retta, li uniamo ed il gioco è fatto. Ciò è valido solamente se si ragionasse in tre dimensioni, ma se noi ne introducessimo una quarta? Piegando il foglio di carta e facendo coincidere i due punti, la distanza diventa zero. Questo è il concetto di base dei tunnel spazio temporali e la quarta dimensione chiamata in causa è il tempo. Un tunnel o ponte di Einstein-Rosen, dai due fisici che per primi lo hanno teorizzato e dimostrato concettualmente, sarebbe la soluzione a tutti i nostri problemi nell’esplorazione spaziale ma, purtroppo, la teoria ci dice anche che sarebbe necessaria una energia infinita per aprirlo. E questa, oggi, è una tecnologia che non disponiamo. Per il momento. Sembrerebbe che il viaggio alla velocità della luce debba rimanere un sogno irrealizzabile. Tuttavia, la scienza continua a evolversi e nuove scoperte potrebbero, un giorno, portarci a una comprensione diversa della fisica dell’universo, aprendo nuove strade verso l’esplorazione spaziale avanzata. Fino ad allora, il viaggio alla velocità della luce rimarrà una delle più grandi frontiere della nostra immaginazione scientifica. Ma noi siamo quelli che hanno inventato Superman, Star Trek e Guerre stellari e, come la storia ci ha insegnato, se una cosa l’uomo l’ha immaginata, ha poi trovato il modo di realizzarla.
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