CHI TESSE LA TESSERA
Il bue dice cornuto all’asino. Il noto proverbio calza a pennello con le ultime vicende democratiche. Il comitato a sostegno di Stefano Bonaccini, in quel di Bologna, ricorre contro Elly Schlein per alcune tessere, che sarebbero state lasciate in bianco. Tenendo conto che fino a quando la parlamentare di lungo corso Donata Lenzi, non effettuerà le dovute indagini, non si può dire nulla, ma gli imbrogli, a queste latitudini, non sono una novità.
E’ nato prima l’uovo o la gallina?
È come dire è nato prima l’uovo o la gallina. Controllati e controllori, d’altronde, nelle stanze del Nazareno, sono la medesima cosa. La differenza, però, è che prima le scorciatoie riguardavano le troppe adesioni. Nessuno dimentica le file dei cinesi a Napoli. I piddini di oggi, invece, devono supplicare la gente a iscriversi, sempre se ci riescono. A dirlo gli ultimi dati, che valgono più di mille parole.
Altro che file
Il partito di Letta, nell’ultimo anno, si ferma a solo 50mila iscritti, il dato più basso di sempre. Lo scorso anno erano ben 320mila. Ciò vuol dire 270mila simpatizzanti in meno. Sono ormai una rarità coloro che sono disposti a spendere 15 euro per un partito, che non è più al governo e molto probabilmente non è più neanche la prima forza di minoranza. Ecco perché a versare la cifra richiesta sarebbero i soliti soggetti: i segretari, i sindaci, i consiglieri comunali, i loro parenti e qualche esponente di categoria.
Il Rotary Club dei finti compagni
Per tale ragione, i fatti dell’Emilia, considerata da sempre la roccaforte rossa (non a caso i due contendenti per il dopo Letta provengono da quel territorio), devono avviare a più di una semplice riflessione. Se pure a Bologna bisogna inventarsi i tesserati, cosa succede altrove? La verità una soltanto: il partito aperto, immaginato da Veltroni, diventa un Rotary Club 2.0, dove ci sono un gruppo di prescelti che decidono chi entra e chi no. Mai consentire l’accesso a cittadini comuni che non si riconoscono nel gotha. Lo sanno gli stessi candidati alle primarie, che proprio come sta avvenendo da qualche mese sotto la Torre degli Asinelli indirizzano, sin dal principio, quei pochi rimasti che vogliono far parte della creatura morente. Così nascono quelle mozioni, che Bonaccini intende eliminare. Altra banalità. Non lo farebbe neanche dopo venti gin tonic. Se qualcuno lo chiama il designato è proprio grazie a quelle correnti, che in modo scientifico gli stanno organizzando il consenso e la probabile vittoria. Il problema reale è che a vincere sarà lo stesso sistema delle tessere di cui il governatore dell’Emilia è portavoce e che ha condannato la sinistra a circolo del Burraco. La parola contenuti, allo stato, è assente nei discorsi degli aspiranti leader. Abbondano, invece, i vocaboli regole, iscrizioni (guarda caso) e sezioni. Altro che milione e mezzo delle origini. Così non si affascinerà a questo mondo enanche più l’operaio che utilizza la sezione per farsi il tre sette dopo un massacrante turno di lavoro. La svolta a sinistra, a parte i Rey-Ban dello Stefanone, d’altronde, ha un nome e cognome: Giuseppe Conte. Ecco perché se la povera Elly fa qualche tessera in bianco bisogna probabilmente ringraziarla e non puntarle il dito contro: vuol dire che ha voglia di convincere qualcuno di nuovo e non i soliti.
Il congresso degli amici
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