Attualità

PRIMA PAGINA – Chi maltratta gli animali è una bestia. Parla Rizzi

di Lorenza Sebastiani -


Si avvicina l’estate, tornano gli abbandoni degli animali. Ma ultimamente c’è qualcosa di più. Sembra esserci un aggravarsi dei maltrattamenti contro gli animali, complici leggi in Italia che non garantiscono condanne eque. La stampa riporta a cadenza regolare, negli ultimi mesi, casi di animali vittime di violenza.
Basta pensare al recente caso dell’uccisione del cane Giorgio, un maremmano di proprietà di un clochard a Roma. Sono due fratelli italiani di 44 e 46 anni i presunti autori e il fatto ha suscitato grande indignazione da parte di residenti e amanti degli animali di tutta Italia. I due aggressori, descritti come “balordi” e già noti alle forze dell’ordine, hanno colpito Giorgio con diverse coltellate, uccidendolo sul posto. Un atto di violenza crudele che ha sconvolto la comunità.
ll Comune di Roma si costituirà parte civile contro chi ha ucciso il cane. Lo ha annunciato il sindaco della Capitale Roberto Gualtieri.
Sul tema dell’aumento dei maltrattamenti e delle necessità di leggi eque L’identità ha interpellato in esclusiva l’attivista per i diritti degli animali Enrico Rizzi, tra i più noti animalisti italiani e candidato alle ultime elezioni europee.
«Per quanto riguarda il cane Giorgio pare che abbia vissuto nell’incuria per anni. Ho organizzato una manifestazione a Ponte Galeria, zona dell’uccisione, per confrontarmi con i residenti. Mi hanno scritto in tanti per informarmi del fatto che avevano denunciato la situazione alle autorità ben prima della tragedia. Il cane ha vissuto legato a una panchina sotto il sole per lunghi periodi e nessuno è mai intervenuto. Anche questo clochard ha una sua responsabilità, perché non lo faceva vivere benissimo. Da tempo la gente del quartiere denunciava una condizione di vita pessima per l’animale e nessuno è mai intervenuto. Quindi ora il Comune di Roma si fa bello costituendosi parte civile, ma fino ad ora cos’ha fatto per tutelare quel cane, la cui condizione era già stata messa in evidenza da vari cittadini?».
Suggestiva anche la vicenda della capretta uccisa a calci ad Anagni durante una festa di diciottesimo. L’animalista si è a lungo battuto, ottenendo al momento un decreto penale di condanna di 500 euro per sé (non per gli aggressori dell’animale). Rizzi aveva animato una manifestazione a Fiuggi non autorizzata esponendo la foto di uno dei minori al tempo indagati e gridando «assassino». Due i reati contestati: la diffamazione aggravata in danno del minorenne (colui che veniva indicato quale responsabile dell’uccisione di una capretta) e il mancato preavviso della manifestazione che, da Anagni dove invece era regolarmente autorizzata, si spostò poi a Fiuggi.
Lo scorso aprile la posizione dei ragazzi indagati per quella morte è stata archiviata dalla Procura di Frosinone, perché non si è potuto appurare se l’animale, quando venne preso a calci, fosse (o meno) già morto.
«Non c’è alcun processo contro i ragazzi, che hanno preso a calci un animale, ce n’è uno però contro di me perché ho esposto una fotografia in piazza. Il video l’hanno pubblicato loro, le loro facce lì si vedevano, non li ho certo pubblicati io per primo. Il mio gesto era volto a far capire che chi maltratta gli animali non può pensare di farla franca. Ma la domanda è un’altra: perché nessuno chiede alla magistratura che fine ha fatto il corpo della capretta? Il corpo dell’animale sottoposto a sequestro è misteriosamente sparito, rendendo così impossibile fare accertamenti che consentano di capire se la capretta fosse viva quando è stata percossa a morte, come ovviamente crediamo. Ma come fa a sparire un animale sequestrato? Che fine ha fatto? Perché nessuno ha fatto partire un’indagine su questo? La procura della Repubblica ha dovuto archiviare il caso contro questi giovani, perché mancava il corpo del reato. Non ho voluto pagare quei 500 euro per principio. Quel giorno ad Anagni la manifestazione era stata autorizzata, mi sono poi spostato a Fiuggi, dove sono rimasto al massimo cinque minuti, e lì non avevo chiesto autorizzazione. Ma la gente ha capito il motivo delle mie azioni e mi sostiene. Anche il cantante Eros Ramazzotti mi ha espresso pubblicamente la sua vicinanza».
Altro tema caldo, gli orsi del Trentino. Intanto l’uomo che ha ucciso l’estate scorsa l’orsa Amarena, uno dei simboli del parco nazionale d’Abruzzo, rischia di finire a processo. Dalle indagini l’animale era poggiato su quattro zampe nel momento in cui ha ricevuto il colpo, quindi in posizione non di attacco.
La procura di Avezzano contesta al 57enne i reati di uccisione di animali aggravata da crudeltà ed esplosioni pericolose in un luogo abitato.
«Quello di Amarena sarà comunque un processo ridicolo», commenta Rizzi, «le pene stesse sono ridicole. Per il reato di esplosioni pericolose è previsto fino a un mese di arresto. E per uccisione di animali aggravata da crudeltà al massimo due anni. Anche se il giudice gli desse il massimo della pena arriverebbe a due anni appena, non raggiungerebbe il limite di quattro anni, perciò in prigione non ci finirà mai. La verità è che se non c’è un inasprimento delle pene questa gente non rischia niente».
Rizzi riflette sul suo futuro politico, che non sarà più a fianco di Cateno De Luca, come invece alle ultime Europee. «Non mollo, proprio per la mole di voti da me ricevuta. So che il partito non mi ha aiutato. De Luca è una persona vicina al mondo degli allevamenti, si è schierato spesso a favore della caccia, quindi qualcuno si è rifiutato di votarmi perché, per votare me, avrebbe dovuto scegliere quella lista. Ma tra due anni ci saranno le Politiche e ci sarò sicuramente. La politica è l’unica arma per ottenere un cambiamento».


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