Economia

A che punto siamo oggi con il nucleare?

di Giovanni Vasso -


A che punto siamo con il nucleare: bisogna correre per recuperare il tempo perduto. Non solo dall’Italia ma da buona parte dell’Occidente. Ci voleva una guerra, anzi due (quella in Ucraina e quella commerciale con la Cina), per spingere la vecchia Europa, o per meglio dire l’America e gli altri Paesi suoi alleati, a riprendere in considerazione l’atomo dopo decenni di demonizzazione. A che punto siamo, dunque, con il nucleare. Dopo le parole di Giorgia Meloni, che alla Settimana per le energie alternative di Abu Dhabi ha aperto senza tabù ai progetti legati all’energia atomica, arrivano dalle solite “fonti” ben informate delle importanti indiscrezioni: entro fine gennaio, il governo presenterà un decreto legge proprio sul tema del nucleare. Il provvedimento, che era stato già annunciato dal ministro all’Ambiente e sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin, darà il via all’ennesimo dibattito italiano. C’è un ostacolo, non da poco, da superare: il “niet” alle attività nucleari stabilito dai referendum dell’87 e da quello del 2011. Due tornate che furono, per la cronaca, molto condizionate dai disastri di Chernobyl e di Fukushima. Nel frattempo, le imprese non restano a guardare. E proprio ieri Edison ed Enea hanno sottoscritto, insieme a Electicité de France, un memorandum of understanding sugli Small Modular reactors, i mini reattori nucleari di quarta generazioni. Un’iniziativa, come si legge in una nota, che mira all’analisi dei sistemi termoidraulici e di sicurezza passiva, a valutare e ricercare nuove tecnologie, al funzionamento integrale del sistema e a trovare opportunità finalizzate a fornire elettricità e calore “in modalità cogenerativa per esigenze industriali”. L’alleanza prevede “un’attività di formazione e scambio di know-how tra ricercatori e dottorandi”. Ma c’è anche un altro fronte che spesso non viene menzionato molto quando si parla di nucleare ossia l’obiettivo decarbonizzazione. Con l’atomo, difatti, si riducono (o quantomeno si punta a ridurre) emissioni e consumo di materie prime energetiche fossili. Ma per entrare nell’era del nucleare pulito occorrono investimenti e c’è bisogno dell’intervento (anche) dei privati. Proprio ieri, l’Agenzia internazionale per l’energia ha pubblicato un report sullo stato dell’arte. A che punto siamo, a livello globale, sull’energia nucleare. L’Aie, che si aspettava un ritorno in forze dell’opzione nucleare, ammette però che occorrono soldi (e tanti) per rendere realtà le nuove tecnologie. Servono, su scala globale, almeno 120 miliardi di dollari l’anno, ogni anno, fino al 2030. In pratica, c’è bisogno di raddoppiare le risorse che attualmente vengono investite nella ricerca. Ed è proprio in questa direzione che va l’intesa siglata ieri tra Edison, Enea e Edf. Difatti, secondo gli analisti Aie, c’è bisogno che entrino in campo, e massicciamente, anche i privati: “considerata la portata degli investimenti infrastrutturali richiesti, l’attuazione di nuovi progetti nucleari non può basarsi esclusivamente sulle finanze pubbliche”. Appunto. Ma c’è un altro nodo che riguarda l’energia nucleare. E non è eludibile. Anzi. L’Occidente, per troppo tempo, non ha investito sul serio nell’atomo. Con il risultato di ritrovarsi, oggi, a dover fare i conti con impianti vecchi e drammaticamente vicini all’obsolescenza. E non è tutto. Già, perché mentre America ed Europa disinvestivano, gli altri player globali non l’hanno mai fatto, con il risultato che, oggi, la maggior parte dei cantieri si trova proprio in Asia e che, entro il 2030, Pechino potrebbe superare, in termini di energia prodotta, la filiera nucleare degli Stati Uniti e, chiaramente, d’Europa. Contestualmente, la supply chain energetica vede come attore di primo piano la Russia che, come riferisce il direttore generale Aie Fatih Birol, controlla il 40% del mercato globale dell’arricchimento dell’uranio, materiale imprescindibile per la produzione. Insomma, c’è davvero tanto da fare e tanto, forse troppo, tempo da recuperare. “Oggi è chiaro che il forte ritorno dell’energia nucleare previsto dall’Aie diversi anni fa è ben avviato, il nucleare destinato a generare un livello record di elettricità nel 2025”, ha spiegato Birol. Che ha aggiunto: “A livello globale, sono in costruzione più di 70 gigawatt di nuova capacità nucleare, uno dei livelli più alti degli ultimi 30 anni, e più di 40 paesi in tutto il mondo hanno in programma di espandere il ruolo del nucleare nei loro sistemi energetici. Gli Smr (Small Modular Reactors), in particolare, offrono un potenziale di crescita entusiasmante. Tuttavia, i governi e l’industria devono ancora superare alcuni ostacoli significativi nel percorso verso una nuova era per l’energia nucleare, a cominciare dalla realizzazione di nuovi progetti nei tempi e nei budget, ma anche in termini di finanziamenti e catene di approvvigionamento”.


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