Che ingiustizia il caso Toti
L’Italia di Ilaria Salis e Giovanni Toti mostra una ferita scoperta, il cosiddetto vulnus democratico. Se da un lato vediamo una tizia che ha commesso vari reati e che è stata candidata da Avs ed eletta al Parlamento europeo per farla uscire di prigione (in Ungheria, dove a quanto pare se ne andava in giro con una banda di antifa a picchiare selvaggiamente gli avversari politici), dall’altro vediamo il governatore ligure vittima di una sorta di golpe giudiziario. È ormai evidente a tutti che Toti stia subendo un ricatto: potrà essere liberato dai domiciliari soltanto dopo che si sarà dimesso. I giudici gli hanno detto che non ha capito bene perché lui rischia di reiterare il reato, anche ora che le elezioni sono passate e lui ha già annunciato che non si ricandiderà. Toti, sospeso dal 7 maggio scorso, si proclama innocente ma per i giudici questo equivale ad essere colpevole. Fintanto che resterà governatore, resterà ai domiciliari. Intanto le consigliere laiche del Csm Claudia Eccher (Lega) e Isabella Bertolini (FdI) hanno chiesto l’apertura di una pratica per verificare se sussistono a carico dei magistrati del Tribunale del Riesame di Genova “profili di illecito disciplinare per abnormità, illogicità della motivazione ed emissione di un provvedimento restrittivo della libertà personale fuori dai casi consentiti dalla legge”. Le consigliere precisano che “non si tratta di censurare l’attività giurisdizionale dei magistrati, ma di valutarne il comportamento in relazione ai richiami etici e alle considerazioni ironiche, che scadono nell’irrisione dell’indagato, contenuti nell’ordinanza”. Parole durissime per un’ingiustizia inaccettabile. E la sinistra cosa fa? Da un lato l’Anm, il sindacato delle toghe, denuncia la preoccupante ingerenza delle due consigliere, dall’altro Elly Schlein, Giuseppe Conte e compagni vari si danno appuntamento a Genova per una manifestazione dal titolo “Toti si dimetta”. Appunto.
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