Politica

Cgie: organo di poltrone costoso e inutile per gli italiani all’estero

di Redazione -


di PIER FRANCESCO CORSO
Grandi lavori al Ministero degli Affari Esteri per il rinnovo del Cgie. Acronimo che identifica il Consiglio Generale degli Italiani all’Estero, l’Organo di consulenza del Governo e del Parlamento sui grandi temi d’interesse degli italiani all’estero. Istituito per legge nel 1989, con l’allora benemerito intento di rappresentare un importante passo nel processo di sviluppo della partecipazione attiva alla vita politica del Paese da parte delle collettività italiane nel mondo, il Cgie, pur creato per essere l’organismo principale per il loro collegamento permanente con l’Italia e le sue istituzioni, d’allora a oggi ha realizzato attività marginali, dando dimostrazione di un ruolo del tutto inesistente in favore dei nostri concittadini oltre confine. Ma per meglio dare una precisa idea dell’importanza conquistatasi sul campo da tale Organo, va purtroppo evidenziato come tra i nostri tanti milioni di emigrati stabilmente fuori dalla penisola, la maggioranza degli stessi ignori non solo la sua esistenza, ma anche le sue funzioni e attività, poche e inefficaci, svolte e realizzate in loro favore. Inevitabile e conseguente, da parte di buona parte della nostra comunità residente nel mondo, domandarsi il perché del suo rinnovo. Diamo un’occhiata veloce allora alla composizione dell’Organo, alle sue funzioni e cerchiamo di scoprirlo nel suo complesso, lasciando alla nostra gente oltre confine, perché possa risultare la più obbiettiva possibile, su di esso. Il Cgie è presieduto dal Ministro degli Affari Esteri e si compone di 63 Consiglieri, di cui 43 in rappresentanza delle comunità italiane all’estero e 20 di nomina governativa e deriva la sua legittimità rappresentativa dall’elezione diretta da parte dei componenti dei Comites nel mondo. Partecipano ai lavori del Cgie, con solo diritto di parola, 14 rappresentanti ed esperti elencati dalla legge 6 novembre 1989. Il Cgie si articola in Assemblea Plenaria, in Comitato di Presidenza (composto dal Segretario Generale, da quattro Vice Segretari Generali e da quattro rappresentanti delle diverse aree), in 3 Commissioni Continentali, nella Commissione di nomina governativa, in sette Commissioni Tematiche e nei Gruppi di Lavoro. Dopo una visione d’assieme osserviamo ora la sua attività svolta nello scorso anno. Nel 2023 la maggior parte dei 63 Consiglieri, eletti per rappresentare la collettività italiana nel mondo, hanno scelto in maniera molto singolare e stravagante un Comitato di Presidenza caratterizzato da un accordo tra il Partito Democratico e il Movimento Associativo Italiani all’Estero (MAIE). Questa alleanza, poi, guarda caso ha acquisito tutte le cariche delle Commissioni, riservandosi molto democraticamente in tal modo un controllo totale sull’attività del Cgie. Pur con la realizzazione di tale blitz e con in mano la direzione e la totale gestione dell’attività dell’Organo, i risultati conseguiti nel 2023 sono stati considerati particolarmente deludenti, creando per di più al suo interno con lo squilibrio di pluralismo determinatosi, una situazione a dir poco molto complessa, accentuata anche dalla triste scomparsa del suo Segretario Generale Michele Schiavone. Estroso, in tale circostanza, all’interno dell’Organo, il contraddittorio comportamento politico posto in essere dell’associazione-partito Movimento Associativo Italiani all’Estero che nel “parlamentino” degli italiani all’estero, si schiera con l’opposizione, rappresentata principalmente dal Pd, mentre nell’agone politico maggiore italiano sostiene con un solo senatore la maggioranza del governo di centro-destra. Questo ambiguo comportamento, oltre a sollevare perplessità sulla sua coerenza politica, si rivela anche come un vero e proprio campanello d’allarme su come l’opportunismo possa influenzare le alleanze tra partiti, indicando la reale natura di essere e di fare politica di tale movimento. Da aggiungere, per comprendere l’inarrestabile declino e inefficienza dell’organo, sono non solo lo scarso finanziamento e la sua cronica mancanza di fondi, ma anche e soprattutto l’insufficiente attenzione del governo del nostro Paese. Concause che rendono il Cgie obsoleto e dominato da giochi di potere che poco si conciliano e favoriscono gli interessi degli italiani all’estero. Se il CGIE è per davvero intenzionato a battersi per conseguire riforme di rilievo come quella dei Comites, della cittadinanza, del voto elettronico, deve affrancarsi da questo marasma di contraddizioni e interessi di partito e cominciare a funzionare in modo concreto ed efficace. I lavori che si sono conclusi la scorsa settimana alla Farnesina non si sa ancora se siano riusciti a fare chiarezza su questo groviglio di strategie. Al momento, però, il Cgie appare indirizzato a muoversi su un percorso sempre più orientato verso l’irrilevanza, un organo che con il suo apparato costoso poco funzionale, utile solo per le nomine rivolte a premiare personaggi utili ai partiti, nulla continua e proseguirà a realizzare per meritare l’appoggio e la fiducia della sempre più enorme comunità di italiani all’estero.


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