Cessate il fuoco in Libano: la posizione dei ministri del G7 a Fiuggi
I ministri degli Esteri del G7 sostengono il negoziato in corso per un cessate il fuoco immediato tra Israele e Hezbollah e la piena attuazione della risoluzione 1701 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. “Ora è il momento di concludere un accordo diplomatico e accogliamo con favore gli sforzi fatti in tal senso”, si legge nella dichiarazione finale del vertice a Fiuggi.
I ministri hanno condannato il recente attacco alla missione di mantenimento della pace delle Nazioni Unite in Libano (Unifil), sottolineando ancora una volta “il ruolo svolto dalle Forze armate libanesi e dalla Forza ad interim delle Nazioni Unite in Libano (Unifil), la cui posizione dovrebbe essere rafforzata, al fine di assolvere alle rispettive responsabilità”.
Anche rispetto a questo dossier, è emerso lo scarso peso politico dell’Ue. “Il problema dell’Unione Europea è che non è facile per la Ue svolgere un ruolo politico”. Diverso è invece per “la Francia, che svolge un ruolo politico molto importante, l’Italia svolge un ruolo…”. Lo ha affermato il ministro degli Esteri libanese Abdallah Bou Habib parlando dell’azione che può svolgere l’Europa nel “day after” il cessate il fuoco durante i Med Dialogues, organizzati dalla Farnesina e dall’Ispi in corso a Roma.
“L’Ue può svolgere un ruolo nella ricostruzione”, ma secondo Habib “è difficile che riesca ad avere una visione politica univoca” sulla gestione della crisi in Libano.
Un esito positivo dell’intesa per la cessazione delle ostilità nel Paese dei Cedri può portare a una svolta positiva nei negoziati con Hamas per la liberazione degli ostaggi ancora nella Striscia di Gaza. Lo hanno fatto sapere fonti dell’establishment della sicurezza israeliana a Walla. La pressione militare esercitata su Hamas e sui suoi alleati avrebbe reso più vicina che mai la possibilità di raggiungere un accordo per la restituzione degli ostaggi.
L’agenzia di stampa israeliana ha riferito che i funzionari della sicurezza ritengono che la capacità del movimento islamico di resistenza di coordinare le proprie attività con i miliziani sciiti libanesi sia stata interrotta, sottoponendo l’organizzazione che controlla l’enclave palestinese a uno sforzo rilevante.
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