Politica

L’ANALISI – Centro o non centro

di Redazione -


di GIORGIO MERLO
Non lo dico perché lo affermano ormai in molti. Non ultimo, anche la sempre puntuale e suggestiva riflessione di Massimo D’Alema durante l’incontro/revival degli “ex ragazzi della FGCI” a Firenze. E cioè, se manca oggi, come ha detto l’ex premier, “una grande forza di sinistra”, è altrettanto indubbio che, specularmente, è assente anche una forza di centro riformista, plurale e di governo. Detto con parole più semplici, manca quella che un tempo è stata la Margherita. Ora, nessuno pensa di guardare avanti con le spalle rivolte all’indietro. Sarebbe un’operazione nostalgica priva di qualsiasi valore e, soprattutto, politicamente inadeguata. Ma è sufficientemente chiaro che, sia sul versante del metodo e sia, e soprattutto, su quello del merito, oggi c’è bisogno di una nuova, rinnovata ed inedita Margherita. Ovvero, di un partito che sappia unire gli storici riformismi di governo. Cioè quelle culture politiche e quei partiti e movimenti che respingono alla radice il bipolarismo selvaggio che attualmente caratterizza la politica italiana e che, al contempo, rifiutano di cancellare il Centro e la “politica di centro” nel nostro paese.
Del resto, è sufficientemente noto che proprio la Margherita fu uno dei primi esperimenti politici e riusciti di “partito plurale”. E cioè, della convergenza tra culture riformiste diverse, e di Centro, ma accomunate da una spiccata cultura di governo che rifuggiva dagli estremismi. Per capirci, oggi lontanissima dal massimalismo radicale della Schlein, dal populismo anti politico e demagogico dei 5 stelle e, non ultimo, dal sovranismo leghista e di altri settori della destra italiana. Ma, al di là della nostalgia e del passato, di quell’esperienza politica e partitica oggi c’è semplicemente bisogno. E questo per la semplice ragione che non si può continuare e parlare, e giustamente, della necessità di avere un luogo politico di Centro serio e credibile senza la presenza di un partito. Visibile, plurale, riformista e di governo. Un partito non personale ma democratico; non estremista ma riformista; non monolitico ma plurale e, infine, non populista e vagamente protestatario ma di governo. E un partito che abbandona definitivamente al proprio destino la fase
adolescenziale della politica fatta di veti, vendette, ripicche e personalismi.
Solo attraverso il ritorno di un partito organizzato che sappia unire i vari riformismi e non una mera e singolare forza politica identitaria, sarà possibile anche coinvolgere la cultura politica dei cattolici popolari e sociali. Cioè di un pensiero e di una tradizione che sono stati storicamente decisivi nel nostro paese per riaffermare e declinare una vera e propria ‘politica di centro’. E, con i cattolici popolari, anche quelle culture politiche autenticamente riformiste che negli ultimi anni si sono eclissate a vantaggio delle forze populiste o massimaliste. A svantaggio della qualità della democrazia, della credibilità del sistema politico e, soprattutto, della efficacia dell’azione di
governo. Ecco perchè, al di là dei vari pronunciamenti e dei solenni impegni, forse è arrivato il momento anche per sciogliere definitivamente il nodo. E cioè, si parta dopo l’8 giugno ma con la precisa consapevolezza che solo attraverso la formazione di un’unica forza politica democratica e riformista sarà possibile ridar fiato, voce, sostanza e consistenza al Centro nel nostro paese.


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