Esteri

Cecilia Sala, Teheran conferma l’arresto e prende corpo l’ipotesi dello scambio per liberarla

di Ernesto Ferrante -


Dopo undici giorni di dubbi e notizie ufficiose, l’Iran ha confermato l’arresto della giornalista italiana Cecilia Sala per “violazione delle leggi della Repubblica islamica”. La notizia è arrivata dai media di Stato.

Sala doveva tornare a Roma il 20 dicembre, ma dal mattino del 19 non ha più risposto al telefono, perché è stata fermata in albergo e da lì prelevata dai Pasdaran. Da allora ha contattato telefonicamente casa solo due volte, una volta per parlare con i genitori e l’altra per sentire il compagno e collega giornalista del Post, Daniele Ranieri. Era partita per l’Iran per svolgere servizi giornalistici il 13 dicembre, con un regolare visto di otto giorni.

Nella nota del Dipartimento generale dei media esteri del ministero della cultura e dell’orientamento islamico iraniano si legge che “la cittadina italiana è arrivata in Iran il 13 dicembre con un visto giornalistico ed è stata arrestata il 19 per aver violato la legge della Repubblica islamica dell’Iran”.

“Il suo caso è sotto inchiesta. L’arresto è stato eseguito secondo la normativa vigente e l’ambasciata italiana è stata informata. Le è stato garantito l’accesso consolare ed il contatto telefonico con la famiglia”, conclude il comunicato.

Nella giornata di domenica, l’ambasciatrice italiana a Teheran, Paola Amadei, ha incontrato il viceministro degli Esteri iraniano Vahid Jalazadeh, il quale ha detto che ancora non è stato formulato con certezza il capo di imputazione.

“Siamo a conoscenza della denuncia di arresto in Iran della giornalista italiana Cecilia Sala”, ha dichiarato un portavoce del dipartimento di Stato americano etichettando come prassi i fermi disposti dalle autorità iraniane: “Sfortunatamente il regime iraniano continua a detenere ingiustamente i cittadini di molti altri Paesi, spesso per utilizzarli come leva politica”.

Ed è proprio quest’ultima la tesi più accreditata. Sta prendendo corpo, infatti, la pista dello scambio di prigionieri. La pedina giusta potrebbe essere l’ingegnere iraniano Mohammad Abedini Najafabadi, accusato di aver passato informazioni strategiche sui droni ai vertici militari del suo Paese.

Il suo arresto è avvenuto in territorio italiano su mandato Usa, tre giorni prima di quello di Cecilia nella capitale della Repubblica islamica dell’Iran. La procura di Milano ha aperto un fascicolo per decidere sulla sua estradizione già richiesta dagli Stati Uniti. Per la soluzione potrebbero volerci fino a 60 giorni di tempo. L’uomo è rinchiuso nel carcere di Opera.

Il legale di Abedini avrebbe chiesto gli arresti domiciliari. Dall’amministrazione americana è già arrivato l’allarme “pericolo di fuga” per il cittadino iraniano, finito in manette il 16 dicembre a Malpensa per aver “cospirato per eludere le leggi statunitensi sul controllo delle esportazioni e sulle sanzioni procurandosi beni, servizi e tecnologie di origine statunitense”.

Non si può escludere, al momento, un cosiddetto “scambio triangolare”, con la liberazione di prigionieri iraniani Stati terzi. Anche in questo caso sarebbe necessario l’intervento degli Stati Uniti, su cui potrebbe esprimersi il presidente statunitense Joe Biden nel corso della sua visita a Roma dal 9 al 12 gennaio.

Il governo italiano sta monitorando attentamente la situazione. Nulla è trapelato circa possibili trattative in corso. La reporter si trova nel carcere di Evin. “Il suo avvocato non ha ancora avuto la possibilità di visitarla in carcere. Speriamo che lo possa fare nei prossimi giorni e che possa avere quanto prima dei capi di imputazione precisi”, ha spiegato il ministro degli Esteri, Antonio Tajani ai giornalisti in Senato. Difficile stabilire ad ora, secondo Tajani, i tempi che serviranno per ottenerne la liberazione.

Più pragmatico e realista il ministro della Difesa Guido Crosetto. “Le trattative con l’Iran non si risolvono, purtroppo, con il coinvolgimento dell’opinione pubblica occidentale e con la forza dello sdegno popolare, ma solo con un’azione politica e diplomatica di alto livello. L’Italia lavora incessantemente per liberarla, seguendo ogni strada”, ha scritto Crosetto sui social.


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