Cecilia Sala: “Ciao, sono tornata”. I 21 giorni dall’arresto al rilascio
“Ciao, sono tornata”. È rientrata in Italia, dopo 21 giorni di detenzione in Iran e un minuzioso lavoro di interlocuzioni diplomatiche del governo Meloni, la giornalista Cecilia Sala. La cronista del Foglio è atterrata ieri pomeriggio all’aeroporto di Ciampino, dopo un volo di quattro ore a bordo di un Falcon 900 italiano. Ad accoglierla, allo scalo romano, la premier Giorgia Meloni, accompagnata dal ministro degli Esteri, che in queste tre settimane hanno lavorato incessantemente, e nel massimo riserbo, per ottenere la liberazione della giornalista, arrestata il 19 dicembre scorso a Teheran, dove si trovava con un visto giornalistico. L’incarcerazione di Sala, rinchiusa nel terribile carcere di Evin in una cella di isolamento, è apparsa fin dalle prime ore come un caso controverso. Perché quella cattura è risultata come una ritorsione per l’arresto, su mandato di cattura internazionale emesso dagli Stati Uniti, dell’ingegnere iraniano Mohammad Abedini Najafabadi, accusato di aver esportato illegalmente in Iran componenti elettronici sofisticati in violazione delle legge statunitense. Abedini era stato bloccato all’aeroporto di Malpensa lo scorso 16 dicembre. Teheran, insomma, puntava a uno scambio di prigionieri: la Sala per l’ingegnere. Tant’è che nei confronti della cronista 29enne, lo stato islamico non ha mai formulato delle accuse consistenti, ma il 30 dicembre si è limitato a diramare un breve comunicato del Dipartimento generale dei Media esteri del ministero della Cultura e dell’orientamento islamico dell’Iran, in cui veniva confermato che “la cittadina italiana è arrivata in Iran il 13 dicembre con un visto giornalistico ed è stata arrestata il 19 per aver violato la legge della Repubblica islamica dell’Iran. Il suo caso è sotto inchiesta. L’arresto è stato eseguito secondo la normativa vigente e l’ambasciata italiana è stata informata. Le è stato garantito l’accesso consolare e il contatto telefonico con la famiglia”. Sebbene l’ambasciatrice italiana a Teheran, Paola Amadei, avesse incontrato Sala e fornito rassicurazioni sulle condizioni di detenzione, i genitori della giornalista, parlando al telefono con la figlia, hanno raccontato quali fosse la realtà carceraria di Cecilia: costretta in una cella piccolissima, senza materasso né cuscino, obbligata a dormire a terra. I suoi carcerieri le avevano perfino tolto gli occhiali da vista. Il 3 gennaio scorso la mamma della cronista, Elisabetta Vernoni, aveva incontrato la premier Meloni a Palazzo Chigi. Al termine dell’incontro, davanti alle telecamere, aveva espresso fiducia nel lavoro diplomatico del governo e chiesto il silenzio stampa. Due giorni dopo il colpo di scena: Meloni vola a Mar-a-Lago per un incontro con il neo presidente Usa Donald Trump. Una visita lampo, che ha rappresentato la chiave di volta per l’inaspettata liberazione di Cecilia Sala.
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