Politica

Cda Rai, tutto liscio in maggioranza. Le opposizioni invece si dividono

di Lino Sasso -


Come da previsione, dopo la votazione a scrutinio segreto alla Camera, sono stati risultati eletti nel nuovo cda Rai Federica Frangi e Roberto Natale, rispettivamente in quota Fratelli d’Italia e Alleanza Verdi e Sinistra, la prima con 174 voti e il secondo con 45. Gli altri due consiglieri di nomina parlamentare, eletti quindi dal Senato, sono Antonio Marano, voluto dalla Lega, e Alessandro Di Majo per il Movimento 5 Stelle. Resta quindi a bocca asciutta il Pd che ha preferito confermare la scelta dell’Aventino, condivisa anche da Italia Viva e Azione. Una nuova spaccatura del mai nato campo largo che ha visto l’ennesimo battibecco all’interno del centrosinistra. I grillini, che già nella mattinata di ieri avevano annunciato la decisione di non disertare gli emicicli parlamentari, hanno giustificato la propria scelta con la necessità di non lasciare la scelta del nuovo cda Rai esclusivamente nelle mani della maggioranza. Il Pd, dal canto suo, ha preferito continuare a cavalcare la narrazione di un servizio radiotelevisivo pubblico completamente asservito al centrodestra. Una divisione quella tra i due maggiori partiti di opposizione che ha visto prontamente infilarsi nella partita Alleanza Verdi e Sinistra da un lato, che ha così potuto eleggere tra i vertici Rai l’ex portavoce di Laura Boldrini, e i due movimenti dell’ex terzo polo che ne hanno approfittato per abbracciare la linea dei dem in chiave anti grillina. Le due posizioni assunte dai partiti di opposizione sono adesso oggetto di reciprochi scambi di accuse e minano ulteriormente le ipotesi di un’alleanza ampia e stabile a sinistra che sembra riuscire a concretizzarsi solamente in occasione di alcuni appuntamenti elettorali. Sul fronte opposto, invece, tutto sembra filare liscio, ma qualche intoppo si potrebbe registrare nel momento in cui la commissione di Vigilanza sarà chiamata ad esprimersi su Simona Agnes alla presidenza di Viale Mazzini. La candidata di Forza Italia, il cui nome sarà formalizzato dal Consiglio su indicazione del Mef, avrà infatti bisogno del consenso dei 2/3 della commissione che sulla carta non c’è.


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