Ambiente

Cavi sottomarini: più importanti dei satelliti, anche in disuso sono risorsa

di Angelo Vitale -


I cavi di telecomunicazione sottomarini – pochi lo sanno – assicurano oggi nel mondo tra il 95% e il 99% del traffico Internet mondiale. I satelliti, invece, per altri versi divenuti strumento di colonizzazione dello spazio, se ne occupano solo per una quota tra l’!% e il 5%, offrendo peraltro una qualità inferiore e costi più alti per l’installazione e la loro manutenzione.

Nel Mar Mediterraneo viene ospitato circa il 16% del traffico Internet mondiale e ogni anno, a livello globale, vengono impiantati oltre 110mila chilometri di cavi. Sempre a livello mondiale, nel periodo 2016-2020 sono stati posati in media 67mila chilometri di nuovi cavi all’anno.

Cavi che generano da anni anche un preciso allarme ambientale perché, quando in disuso, diventano uno degli elementi di spicco dei “rifiuti del mare“, “spazzatura” che è difficile monitorare e rilevare, pur custodendo per esempio rame ed acciaio di qualità.

Ora in Italia Sparkle (Gruppo Tim), primo operatore di servizi internazionali in Italia e fra i primi nel mondo, ha firmato un accordo con Oceanic Environmental Cables per il recupero e il riciclo di cavi di telecomunicazione sottomarini in disuso. Oec, prima e unica società europea di recupero e riciclaggio di cavi, smonta, separa e smista tutti i componenti dei cavi inutilizzati, riproponendoli o rigenerandoli nella catena del valore, riducendo così al minimo i rifiuti e massimizzando l’utilizzo delle risorse. In base all’accordo, Oec acquisirà da Sparkle oltre 22mila km di cavi telegrafici, coassiali e in fibra ottica posati nel Mediterraneo e oggi fuori servizio, generando un risparmio stimato di 35mila tonnellate di CO₂ grazie al riutilizzo di materiali secondari.

I cavi sottomarini in disuso di Sparkle saranno prelevati dal fondale marino e trasportati nelle strutture di Oec e dei suoi partner che provvederanno a smontare, separare, pulire e analizzare i vari componenti (fibra ottica, rame, acciaio, alluminio, polietilene ad alta e bassa densità) fino a trasformarli in granuli di alta qualità. Materiali che, rigenerati, saranno poi reimmessi nel sistema industriale come materie prime secondarie.


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