Catturato in Colombia il boss della camorra Luigi Belvedere: era latitante da quattro anni
Era irreperibile e latitante da quattro anni, la polizia lo ha catturato in Colombia: in manette il boss della camorra Luigi Belvedere, in Italia divenuto negli anni un vero e proprio broker della cocaina. Belvedere è stato tradito da un’app di messaggistica installata sul suo cellulare che ha portato gli investigatori sulle sue tracce.
Da mesi l’attenzione delle forze dell’ordine impegnate nella ricerca si era concentrata sul Sud America e in particolare sulla Colombia dove era riparato il 32enne vicino al clan dei Casalesi, originario di San Clemente, una frazione di Caserta. Si era affermato nella provincia campana in contrapposizione al clan Belforte ed era stato inserito nella lista dei latitanti più pericolosi della camorra perché sfuggito alla cattura nel 2020. Nel frattempo, era stato condannato in via definitiva a poco meno di 10 anni di carcere per traffico internazionale di stupefacenti.
La sua cattura, questa notte, a Medellin – in Colombia aveva aperto due pizzerie a Cartagena – grazie all’inchiesta coordinata dalla Procura distrettuale di Napoli e condotta dalla Squadra Mobile della Questura di Caserta, dalla Sisco di Napoli e dallo Sco, avvalendosi di una diretta collaborazione con organismi investigativi colombiani e del sostegno operativo di Europol, della Dcsa e del Servizio per la cooperazione internazionale di polizia. In Sud America Belvedere, già segnalatosi in Italia come importatore di cocaina, si era ritagliato da latitante il ruolo di intermediario tra i cartelli colombiani ed alcuni clan del cartello camorristico dei Casalesi. Operazioni tracciate in quel sistema di messaggistica finite all’attenzione dell’Europol, che hanno consentito di accertarne la presenza in Colombia, individuarne e seguirne le mosse fino all’arresto avvenuto questa notte a Medellin.
Aveva documenti colombiani ed appoggi sul posto da parte di altri cittadini italiani Luigi Belvedere, divenuto il tramite tra Casalesi e narcos in Colombia per l’importazione di cocaina. Secondo quanto si apprende, l’intervento della polizia ha subito un’accelerazione poiché nell’ambito delle attività investigative emergeva che Luigi Belvedere si era allarmato subito dopo il recente arresto dell’altro latitante Gustavo Nocella con il quale era in contatto stretto, come si legge in una nota congiunta della Procura Generale e della Direzione distrettuale Antimafia della Procura di Napoli, a firma del procuratore generale Aldo Policastro, del procuratore Nicola Gratteri e dell’aggiunto Sergio Ferrigno.
Anche Nocella, come Belvedere, era stato arrestato sempre in Colombia a Medellin in esecuzione di un provvedimento restrittivo emesso dalla Procura Generale della Repubblica presso la Corte d’Appello di Napoli Ufficio esecuzione penale, esteso anche in ambito internazionale, per l’espiazione della pena di anni 5, mesi 4 di reclusione, per il reato di partecipazione ad un’associazione finalizzata al traffico internazionale di stupefacenti. Belvedere, invece, deve scontare oltre 18 anni di carcere.
Le attività di indagine hanno consentito agli investigatori di accertare che il latitante Luigi Belvedere poteva disporre di documenti colombiani falsi che gli permettevano di muoversi liberamente e godere dell’appoggio di altri cittadini italiani presenti sul territorio. Uno di questi veniva appunto individuato proprio in Gustavo Nocella, ricercato in ambito Schengen e successivamente, su richiesta della Squadra Mobile di Caserta, in campo internazionale.
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