Cronaca

Caso Ramy, il “giudice” Sala ha già condannato i carabinieri

di Rita Cavallaro -


Il “giudice” dem Beppe Sala ha già condannato i carabinieri del caso Ramy. Il primo cittadino di Milano, pur di non ammettere le violenze degli immigrati e la criminalità nella sua Gotham City, rincara la dose sulle responsabilità dei militari dell’Arma che la notte del 24 novembre scorso hanno ingaggiato l’inseguimento al culmine del quale ha perso la vita il 19enne egiziano, in un incidente con lo scooter guidato dall’amico che non si era fermato a un posto di blocco. Sono giorni, ormai, che il primo cittadino del capoluogo lombardo minimizza qualsiasi episodio delinquenziale che coinvolge i maranza di seconda generazione. E usa due pesi e due misure: sul rituale islamico delle molestie sessuali a Capodanno attende l’inchiesta della magistratura, mentre sulla morte di Ramy ha già emesso la sua scandalosa sentenza. Il dispositivo di Sala si basa sulla sommaria visione del video della folle fuga dei due egiziani, inseguiti dalle gazzelle per le vie del centro della città, oggetto, insieme ai rilievi sul luogo dello schianto, dell’analisi dei consulenti tecnici nominati dalla Procura. E mentre i periti non hanno ancora depositato la relazione tecnica, Sala ha già tutto chiaro: è colpa dei carabinieri. “Mi son fatto l’idea che ora, come dice il padre, non dobbiamo andare addosso ai carabinieri”, premette il sindaco dem nel perfetto stile di sinistra, quello che prevede che ad ogni assunto segua sempre il “ma”. Ed eccolo il “ma” di Sala, intervenuto ai microfoni di Rtl 102.05. “Ci sono alcuni che sbagliano e poi c’è il grosso dei carabinieri che fa cose giuste. Qui hanno sbagliato, hanno fatto un inseguimento notturno di 20 minuti e in ogni caso quelle parole sono inaccettabili”, ha sottolineato, motivando anche la condanna linguistica per le frasi pronunciate dai militari, senza minimamente considerare la tensione accumulata nei venti minuti in cui i due ragazzi a bordo dello scooter hanno rischiato di uccidere passanti o causare incidenti gravi, tra semafori rossi bruciati e strade prese contromano. Probabilmente questioni di poco conto per una città come Milano, con il più alto numero di denunce per episodi di microcriminalità e dove i cittadini sostengono di temere per la propria sicurezza. Senza contare che ormai le gesta dei maranza del capoluogo lombardo risuonano anche all’estero, dopo la denuncia della ragazza belga vittima, insieme ad altre donne, del “Taharrush Gamea” di Capodanno, contro il quale non si è sentita una parola nemmeno dalle femministe integraliste di “Non una di meno”. Sala ha ammesso, infine, che “dobbiamo anche riconoscere che le forze dell’ordine fanno una fatica tutti i giorni per cercare di garantire la nostra sicurezza”.


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