Cronaca

Caso Bergamini, Isabella Internò condannata a 16 anni

di Eleonora Ciaffoloni -


Isabella Internò è stata condannata a 16 anni di carcere dalla Corte d’Assise del tribunale di Cosenza per la morte del calciatore Donato “Denis” Bergamini, avvenuta nel 1989. La sentenza, dopo circa otto ore di camera di consiglio, ha escluso le aggravanti dei futili motivi. La vicenda risale al 18 novembre 1989, quando Bergamini, a 27enne centrocampista del Cosenza Calcio che militava in Serie B, fu trovato morto sulla statale Jonica 106 a Roseto Capo Spulico. All’epoca la sua morte fu considerata un suicidio, con la ricostruzione che lo vedeva gettarsi sotto un camion davanti agli occhi della fidanzata, Isabella Internò. Secondo la versione della Internò, Bergamini era stanco dell’Italia e del calcio e voleva fuggire all’estero. Poco prima della sua morte, Bergamini aveva lasciato il cinema dove si trovava con i compagni di squadra per raggiungere Isabella. La sua Maserati bianca fu fermata ad un posto di blocco, ma il controllo fu superficiale, e poco dopo si verificò l’incidente.

Il camionista, Raffaele Pisano (assolto dall’accusa di omicidio colposo), dichiarò di aver visto l’uomo solo all’ultimo momento e di non essere riuscito a evitare l’impatto. Tuttavia, la famiglia di Bergamini non ha mai creduto alla versione del suicidio, sostenendo che molti dettagli non combaciavano, come il fatto che i vestiti e l’orologio di Denis erano rimasti intatti. Nel 1990 fu eseguita un’autopsia che evidenziò segni di schiacciamento su un solo lato del corpo, incompatibili con un trascinamento. L’autopsia suggerì anche che il calciatore fosse già a terra al momento dell’impatto. Nonostante ciò, la tesi del suicidio rimase in piedi e il caso fu archiviato. Fu riaperto nel 2011 dalla Procura di Castrovillari, che avanzò la tesi dell’omicidio: le nuove indagini rivelarono che Bergamini potrebbe essere stato soffocato e poi adagiato sulla strada, già privo di vita, prima che il camion lo investisse. Ancora sei anni dopo, nel 2017, una nuova autopsia confermò che Bergamini non aveva traumi compatibili con uno schiacciamento e che era stato ucciso tramite asfissia meccanica.

Caso non ancora chiuso quindi e difatti nel 2021, Isabella Internò fu rinviata a giudizio con l’accusa di omicidio volontario, presumibilmente per gelosia o motivi d’onore. La Procura di Castrovillari chiese 23 anni di reclusione, sostenendo che Internò avesse partecipato all’omicidio con altre persone e che avesse successivamente messo in scena il suicidio. Alla fine, la corte ha condannato Internò a 16 anni di carcere. Dopo 35 anni si chiude un caso che ha tenuto la famiglia Bergamini e l’opinione pubblica italiana col fiato sospeso.


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