IL CARRELLO DELLA SPESA – Caro, carissimo affitto
Caro, carissimo, affitto. Il 2025 s’è aperto con l’ennesimo aumento dei canoni: nel primo trimestre di quest’anno la pigione aumenta del 2,6 per cento e, sull’anno, si stimano rincari fino al 7,8 per cento. Le cifre arrivano da un report pubblicato nei giorni scorsi dall’Ufficio studi di Idealista. Secondo cui la città italiana dove l’affitto è diventato più caro nei primi tre mesi di quest’anno è stata Siena. Dove l’aumento dei canoni è stato addirittura in doppia cifra e stimato nel 10,4%. Non appare certo un caso che sia stata proprio una città storica e universitaria la più colpita dall’aumento dei canoni. Al secondo posto c’è la provincia di Monza. E anche qui il caso c’entra davvero poco: la fiumana di persone che lasciano Milano (dove s’è registrato un ulteriore rincaro dei fitti pari all’1,2%) per i suoi prezzi proibitivi si riversa nei territori limitrofi e, ora, fa oscillare i prezzi che aumentano pericolosamente fino al 9,4%. Più o meno ciò che sta accadendo, al Sud, con Caserta che si piazza quarta nella classifica del caro affitti del periodo tra gennaio e marzo del 2025. Nella città della Reggia e nel suo territorio provinciale i rincari sono arrivati a circa l’8,3%. Si tratta di molte famiglie e cittadini che fuggono da Napoli, dove pure le pigioni sono calate dell’1,2% ma dove si continua a vivere un’intensa situazione di povertà alloggiativa. Al terzo posto, infine, c’è Trieste dove gli aumenti sono stati nell’ordine del 9%. E anche qui la dinamica sembra avere una precisa ragione da rintracciare nella crescita economica dell’asse del Nord-Est e quindi nel ritrovato appeal dell’area tra Emilia Romagna, Veneto e Friuli.
Non va certo meglio a Roma dove gli affitti sono rincarati del 7,5 per cento. Quando si parla della Capitale e lo si fa per di più nell’anno del Giubileo si parla di un mondo a sé. Che, però, presenta le stesse caratteristiche che affliggono molte città in tutta la Penisola e mostra segni di insofferenza rispetto alla speculazione turistica che già altrove, in Europa, si verificano da anni. Particolarmente sostenuto, inoltre, il rincaro a Torino e provincia dove i canoni sono aumentati del 6,2%. Più contenuti, ma comunque significativi, i rincari registratisi a Bari (2,4%), Cagliari (2,2%), Catania (0,9%), Palermo e Venezia (0,8%) e Firenze (0,6%). A Bologna, dopo gli aumenti spaventosi registratisi negli ultimi anni per effetto dello spostamento dell’asse produttivo dall’ex triangolo Milano-Torino-Genova al Nord-Est, i fitti cedono il 2,8%. Segno meno anche in altri 17 capoluoghi. I ribassi più interessanti si verificano al Sud. Al primo posto c’è l’area di Andria, in Puglia, dove gli affitti diminuiscono addirittura dell’8,9 per cento. Segue Potenza (-6,9%) e quindi Cosenza (-4,8%). Le ragioni vanno ricercate nei problemi del Mezzogiorno e nei divari che dividono il Paese e le aree interne.
Oltre alle dinamiche e alle fluttuazioni dei prezzi, ci sono le quotazioni e qui la classifica cambia. Eccome. Milano è saldamente in testa con 23,6 euro al metro quadro. Segue Firenze, dove i costi sono pari a 21,6 euro al mq. Al terzo posto c’è Venezia (21,2 euro). Giù dal podio si affaccia Roma (18,6 euro) e quindi Bologna (18,1). Fittare casa a Napoli (15,7 euro al metro quadro) costa più che farlo a Bolzano (15,1 euro). Prezzi che risultano assolutamente sproporzionati quelli che chiudono la graduatoria dei capoluoghi di provincia. A Caltanissetta il fitto costa 4,5 euro al mq, a Vibo Valentia e Reggio Calabria non si spendono più di 5,5 euro. Qui, di caro affitto, nemmeno l’ombra.
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