Ambiente

Carne coltivata: ecco quanto potrebbe valere questo mercato se l’Europa fosse determinata

di Angelo Vitale -


Carne coltivata, c’è un nuovo studio economico che analizza la potenzialità di questo mercato. Mettendo da parte la nostra polemica interna – il governo e in particolare il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida ha provato in questi mesi a contrastare l’avanzare delle dinamiche commerciali in atto in nome della sovranità nazionale – la nuova analisi di Systemiq, supportata dal Good Food Institute Europe, rivela come l’industria della carne coltivata potrebbe contribuire in modo significativo all’economia dell’Unione Europea entro il 2050, se solo le politiche di sostegno e gli investimenti fossero adeguati, considerato che su questo l’Ue continua a riservare incertezza alla manovra.

Lo studio analizza il potenziale della carne coltivata per guidare la crescita economica, rafforzare l’export, creare posti di lavoro e promuovere lo sviluppo sostenibile, posizionando l’Ue come leader globale in questo settore emergente.

In uno scenario ambizioso supportato da politiche e investimenti, il mercato della carne coltivata nell’Ue potrebbe infatti crescere fino a raggiungere un valore di 15-80 miliardi di euro entro il 2050, grazie al consumo interno e alle esportazioni. E contribuire all’economia annuale Ue per 20-85 miliardi di euro entro il 2050, di cui 40 miliardi di euro potrebbero provenire da nuove opportunità all’estero.

Circa i posti di lavoro, entro il 2050 una fiorente industria delle carni coltivate potrebbe generare da 25mila a 90mila posti di lavoro di alta qualità in Europa.E ogni posto di lavoro diretto nel settore ne creerebbe un altro nell’economia in generale.

Riguardo i componenti specializzati per le colture cellulari, l’Ue potrebbe soddisfare fino all’85% della propria domanda di questi componenti chiave e circa il 20% della domanda globale.

Se ne avvantaggerebbe l’ambiente, con la riduzione delle emissioni di gas serra fino a 3,5 gigatoni entro il 2050, fino al 17% delle emissioni totali del sistema alimentare. E ridurre di un terzo la domanda di terreni agricoli a livello globale (1,4 miliardi di ettari) conservando 225 milioni di metri cubi di acqua.

Risultati raggiungibili solo investendo 55 miliardi di euro all’anno tra il 2024 e il 2050 per sfruttare appieno il suo potenziale, con 5 miliardi di euro necessari da parte dell’Ue. Di questi, 500 milioni di euro dovrebbero provenire da finanziamenti pubblici, con una ripartizione 40/60 tra ricerca e sviluppo delle infrastrutture.

Francesca Gallelli, consulente per le relazioni istituzionali di Gfi Europe sostiene che “per sbloccare questo potenziale ci vuole una chiara direzione politica”. Quella che finora manca in Europa, non solo riguardo a questa manovra.


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