Politica

Carceri, tra emergenza e problemi cronici. Intervista a Irma Conti

di Giuseppe Ariola -


L’emergenza carceri è un problema al quale è chiamata innanzitutto la politica a dare una risposta. L’individuazione delle possibili soluzioni passa però inevitabilmente attraverso il contributo di chi fa i conti tutti i giorni con la dura realtà dei penitenziari. Ne abbiamo parlato con Irma Conti, componente del Garante Nazionale dei detenuti, che recentemente ha partecipato a un interessante convegno sul tema organizzato dall’associazione Uniti nel Fare, presieduta da Renata Polverini.

Possibile che quella delle carceri sia una situazione di perenne emergenza?
“Con il compianto Felice Maurizio D’Ettore, ci siamo subito resi conto, nelle 58 visite effettuate insieme nei primi 6 mesi del nostro mandato, fino a pochi giorni prima della sua drammatica scomparsa avvenuta il 22 agosto 2024, e nelle successive – l’ultima che ho effettuato il 17 aprile presso il penitenziario di Fossombrone alla presenza del Sottosegretario con delega ai Detenuti Andrea Ostellari – che non si tratta di emergenza, la situazione è cronica e patologica. L’emergenza è nella risposta che anche l’Autorità Garante (GNPL) che oggi unitamente al Presidente Riccardo Turrini Vita e al Prof. Mario Serio ho l’onore ed il compito di rappresentare, su mandato del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, deve dare”.

Su cosa verte l’attività del Garante?
“Nelle oltre 80 visite nelle carceri, effettuate tutte con spirito di conoscenza e cooperazione, la constatazione è unanime: un tratto umano e deciso dell’Amministrazione penitenziaria in strutture che devono rinascere, in alcuni casi, dalle macerie e con piante organiche e funzionari amministrativi che mancano da decenni! Con D’Ettore abbiamo da subito incardinato un costante e quotidiano raccordo con il DAP e segnatamente oltre che con il dott. Giovanni Russo, con la Dott. Lina Di Domenico, oggi Capo facente funzioni. Abbiamo declinato il nostro mandato con la funzione di monitorare, visitandoli, i luoghi di privazione della libertà (tra i quali il carcere ed i centri per gli immigrati) allo scopo di individuare eventuali criticità e, in un rapporto di collaborazione con le autorità responsabili, trovare soluzioni per risolverle. Inoltre, il Garante nazionale ha il compito di risolvere quelle situazioni che generano occasioni di ostilità o che originano reclami proposti dalle persone ristrette, di nostra competenza. Il carcere ha bisogno di equilibrio, concretezza e dinamismo perché noi incontriamo vite umane, padri, madri, figli, persone sole, anziani. Persone che hanno infranto il patto sociale ed allo Stato è demandato il potere di condannare ed il dovere di rieducare ai sensi dell’art. 27 della Costituzione. Al GNPL, nell’ambito della cooperazione interistituzionale, quale meccanismo nazionale di prevenzione della tortura, compete anche l’individuare la soluzione, onde evitare, secondo il noto brocardo: ‘se non porti la soluzione diventi parte del problema’. E’ questo il dovere di cui oggi mi sento parte integrante, nella tutela dei diritti delle persone private della libertà personale. Citando Papa Francesco siamo in ‘un vero e proprio cambio d’epoca’. Affrontiamo la sfida, assumendocene le responsabilità”.

Quali sono le principali criticità che incontrate?
“Oltre alla sanità, al trattamento – lavoro, la dignità delle persone non può non tener conto delle condizioni strutturali a cui si sta ponendo, in maniera emergenziale, riparo. Basti pensare che il 35% degli istituti risalgono al 1950: celle ancora senza docce, copiose perdite di acqua, tubature ostruite o da sempre non funzionanti. Queste le 3 criticità fondamentali affrontate con priorità assoluta, tenendo ben presente il mandato del nostro Presidente della Repubblica. La quarta area di interesse sono le oltre 19 mila persone che hanno una pena al di sotto dei tre anni. La nostra attenzione è massima e la cooperazione con la Magistratura di Sorveglianza essenziale. Allo stato lo studio dell’IA applicabile alla fase dell’esecuzione penale. Con il tempo i detenuti scontano la loro pena e con il tempo dobbiamo rispondere alle loro istanze. Non è accettabile che un’istanza per la concessione della misura alternativa venga decisa a distanza di anni. Gli strumenti normativi ci sono, dobbiamo far funzionare, semplificare e velocizzare l’esecuzione penale in uscita, verso la riconquista della libertà ed il reintegro sociale”.
Prima ha citato Papa Francesco. Tra i suoi tanti lasciti c’è anche la grande attenzione ai problemi delle carceri …
“Mi auguro che il faro che il Santo Padre ha acceso sul carcere illumini la società tutta, anche per far superare stereotipi e pregiudizi, così da renderla pronta ad accogliere le persone che hanno pagato la loro pena”.


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