Attualità

Carcere per chi favorisce il “pezzotto”, molti no contro il decreto del governo

di Angelo Vitale -


Via libera in Senato al Decreto Omnibus: con 98 voti favorevoli, 66 contrari e un’astensione l’aula ha confermato la fiducia al governo, che ieri l’aveva posta proprio sul provvedimento che introduce misure urgenti di carattere fiscale, proroghe di termini normativi e interventi di carattere economico: tra le novità, già annunciata e ripresa con clamore dai media, le iniziative contro il cosiddetto “pezzotto” ormai finito anche nella Treccani, il sistema complessivo che favorisce la visione illegale di contenuti video, per prima quelli delle più diverse discipline sportive come il seguitissimo calcio.

Un emendamento introduce per la prima volta il carcere fino a un anno, una pena detentiva per alcuni soggetti, che consapevolmente ma pure indirettamente favoriscono il “pezzotto”. Non gli utenti finali, ma i fornitori di servizi Internet e quelli di due servizi specifici, le Vpn e i Dns distribuiti. Le prime sono le Virtual Private Network, le reti private virtuali usate soprattutto per rendere anonimi gli utenti e per simulare la connessione da altri Paesi. I Dns distribuiti, invece, sono un servizio destinato a chi gestisce siti e risorse online ove l’utente può trovare il sito o la risorsa semplicemente digitando il suo nome, anche se questa ha cambiato indirizzo Ip (una tecnica utilizzata dai pirati tv quando la piattaforma Piracy Shield blocca i loro indirizzi Ip).

Il provvedimento sta generando molti interrogativi e anche dubbi sulla reale sua efficacia. Bisognerà infatti verificare quando ci sia la certezza che il traffico da bloccare sia illegale, in molti casi un traffico criptato.

In generale, sono molti i commenti contrari. L’Associazione italiana internet che aveva collaborato alla realizzazione di Piracy Shield, si dice “sconcertata”. No di Asstel, l’associazione di Confindustria che rappresenta la filiera delle telecomunicazioni, che rigetta il tentativo di “responsabilizzare a livello penale gli operatori di telecomunicazioni”. Contraria pure Assoprovider, che tutela i piccoli e medi fornitori di servizi Internet in Italia, già avversaria di Piracy Shield: “Una misura sproporzionata che rischia di paralizzare l’intero sistema delle telecomunicazioni in Italia” e “contraria alle norme già esistenti sulla privacy degli utenti della Rete”.


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