Editoriale

CARA SINISTRA VOLTA PAGINA

di Tommaso Cerno -

Tommaso Cerno


È passata anche questa festa ed è davvero una liberazione. Sono arrivate le parole tanto attese dal premier Giorgia Meloni che ha spiegato alla sinistra che cento anni dopo la salita al potere di Mussolini la destra che ha vinto le elezioni forse con quel periodo non c’entra molto. E che se c’è qualche imbecille che rievoca il fascismo fa il paio con i cretini che dall’altra parte rievocano totalitarismo e tutti fortunatamente sconfessati dalla storia. Il problema però rimane. Perché in questi mesi con la scusa di tutelare la nostra Costituzione non si sa bene da quale pericolo, visto che il Parlamento è stato eletto come tutte le altre volte, il Governo è stato formato dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella che da quando è in carica ne ha formati già cinque, un giorno sì e l’altro anche dai banchi del Pd si alza la critica antifascista ormai come una cantilena. Al punto che sembra quasi che sia la sinistra ad avere la fissazione delle rievocazioni storiche d’altri tempi, più che la destra. Il fatto è che a parte questa strategia, che Letta inaugurò in campagna elettorale e che procurò il crollo del consenso per democratici, non sembra ancora arrivare da sinistra un antidoto autentico alla destra che governa il Paese nel 2023. Mentre ci sono una miriade di slogan che sarebbero adatti a quella che ha smesso di governare nel luglio del 1943. Peccato che le elezioni europee, il primo banco di prova della tenuta di Giorgia Meloni sulla distanza e dell’esistenza di un partito di sinistra capace di riprendere fiato e di candidarsi ad essere alternativa di governo, saranno fra poco più di un anno. E se pensiamo di arrivarci con questo armamentario più vecchio delle armi che mandiamo in Ucraina convinti di aiutare la democrazia a terminare una guerra che invece si alimenta giorno dopo giorno, l’impressione è quella che i risultati non saranno molto diversi da quelli dello scorso settembre. E allora se proprio dobbiamo prendere spunto dalla festa nazionale che celebra la fine dei regimi totalitari in Europa, liberiamoci anche dall’idea che in democrazia si vince senza progetti politici veri, capaci di interpretare la società del momento e di indicare ai milioni di giovani, adulti, anziani che vivono oggi la crisi economica e sociale dell’Europa del terzo millennio un futuro credibile. La sinistra ha l’occasione di lasciare alle spalle questo emozionante ma del tutto insipido controcanto che non sta dando alcun risultato per mettere i piedi ben dentro l’Italia e trovare il punto debole di un centrodestra, e ce ne sarebbero molti, che invece sembra governare senza una opposizione che gli sia contemporanea. Bisogna uscire al più presto da questa dimensione nostalgica a rovescio. Dove il fascismo sta più in bocca a chi critica che a chi è accusato di proteggere la memoria. Questo è il compito di Elly Schlein chiamata a guidare il più grande partito progressista italiano non certo per spiegarci che cosa lei, che al massimo può averlo saputo da qualche libro, pensa essere stato il Paese di cento anni fa. Ma piuttosto per dirci che Italia saremo in questo secolo che si è aperto così male per milioni di italiani come lei.

Torna alle notizie in home