Cronaca

Caporalato, bastone di ferro sui braccianti: tre arresti nelle Langhe

di Eleonora Ciaffoloni -


Ancora una pagina nera del caporalato: stavolta è stata scritta a Cuneo, dove tre persone sono state arrestate lo scorso mercoledì con l’accusa di sfruttamento dei lavoratori stranieri impiegati nei vigneti delle Langhe, in Piemonte. Tutti braccianti che erano impegnate nella rinomata zona vinicola, famosa per la produzione di vini pregiati come il Barolo e il Barbaresco.

Le indagini, condotte dalla procura di Asti, hanno visto la collaboraizione degli stessi braccianti che nel corso dei mesi hanno registrato numerose aggressioni. Nel video diffuso dalle forze dell’ordine, diventato virale, si vede uno dei “caporali” colpire un lavoratore con una sbarra di ferro, mentre in un altro filmato è documentata un’aggressione avvenuta in un parcheggio.

Caporalato nelle Langhe: 10 ore di lavore al giorno per 5 euro l’ora

Un iter di maltrattramenti che sembra essere la prassi: nelle Langhe da anni le aziende vinicole si avvalgano di cooperative, le quali a loro volta si affidano ai caporali per reperire lavoratori, prevalentemente stranieri. I braccianti, quasi tutti extracomunitari, lavorano spesso più di 10 ore al giorno con retribuzioni che raramente superano i 5 euro l’ora, senza pause e senza la possibilità di mangiare o bere.

Le indagini della procura si sono focalizzate in particolare sui vigneti situati tra Farigliano, Neive, Castiglione Tinella e Monforte d’Alba, dove in passato erano già stati segnalati casi di sfruttamento e caporalato. Una denuncia che è partita, come dicevamo, da alcuni braccianti che lavorano in quelle zone e che hanno tentato di ribellarsi e, per questo, sono stati aggrediti dai caporali.

La polizia ha arrestato un uomo di origine marocchina e uno di origine macedone, entrambi posti agli arresti domiciliari, e un albanese a cui è stato imposto il divieto di lavorare. Tutti e tre sono accusati di intermediazione illecita, ovvero di caporalato, e di sfruttamento del lavoro. Inoltre, è stato sequestrato un capannone dove 19 lavoratori stranieri vivevano ammassati in condizioni igieniche a dir poco precarie.

Il procuratore capo di Asti, Biagio Mazzeo, ha annunciato che le indagini saranno estese anche alle aziende vinicole, che al momento non sono coinvolte nell’inchiesta. Secondo il questore di Cuneo, Carmine Rocco Grassi, è inaccettabile che gli imprenditori non si preoccupino delle condizioni dei lavoratori impiegati nelle loro aziende. “La nostra attenzione ora deve rivolgersi a chi si affida a cooperative o a individui come questi, pensando di potersi lavare le mani”.


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