Caos Venezuela, comunità italiana a rischio
di GIUSEPPE MESSINA
La presenza italiana in Venezuela è importante e datata nel tempo. Tra il 1949 ed il 1960, oltre 285 mila emigranti italiani vi si trasferirono, fuggendo dalla miseria e dalla povertà del dopoguerra.
Il Venezuela divenne attrattivo per lo sviluppo economico generato dalla presenza di ingenti giacimenti petroliferi e minerari. I nostri emigrati provenivano soprattutto dal meridione e si inserirono nella piccola e media industria manifatturiera, nelle grandi imprese italiane che realizzarono complessi siderurgici e petroliferi e nel settore delle costruzioni. Fra il 1950 e il 1960, Caracas passò da 700 mila a 1,4 milioni di abitanti. L’edilizia esercitò un ruolo di primo piano e costituì l’attività prevalente degli italiani che realizzarono nella capitale la maggioranza degli edifici. Nel successivo decennio, si ridusse la migrazione in Venezuela per effetto dello spostamento verso l’Europa e, all’interno, verso il nostro triangolo industriale, ma anche per l’introduzione di misure restrittive e un’ondata di violenze e saccheggi.
Oggi sono circa 160.000 i connazionali registrati nei due Consolati italiani di Caracas e Maracaibo, la maggior parte dei quali in possesso anche della cittadinanza venezuelana; inoltre, si stima che siano più di un milione e mezzo i venezuelani con origini italiane. Da qualche anno, il contesto politico-economico è mutato e a far precipitare nel caos il paese, le recenti elezioni politiche. Sono almeno 23 le persone morte in Venezuela dopo una settimana di proteste contro la presunta riconferma di Nicolás Maduro alla presidenza alle elezioni del 28 luglio, secondo i dati registrati dal Victim’s Monitor. Migliaia di persone sono scese in piazza da quando il leader ‘chavista’ è stato proclamato vincitore dal Consiglio nazionale elettorale, nonostante i pesanti sospetti di brogli sollevati dall’opposizione e dalla comunità internazionale. Le manifestazioni di piazza, iniziate da subito, sono state duramente represse dalle forze di sicurezza del governo.
A prendere posizione a tutela degli italiani il parlamentare eletto all’estero nelle file di FdI, Andrea Di Giuseppe. “In questo momento la comunità italiana non è al sicuro e sta subendo le gravissime conseguenze dell’elezione di Maduro: alcune persone legate al partito di opposizione contrario al governo sarebbero state arrestate con l’accusa di incitamento all’odio, rischiando così fino a 20 anni di carcere”. Il parlamentare ha aggiunto: “Ho già segnalato la situazione alla Commissione Esteri della Camera e ho allertato la Farnesina. È un momento difficile e molti nostri connazionali stanno chiedendo di uscire dal Paese. Bisogna intervenire tempestivamente per proteggere la comunità italiana in Venezuela”. Quella di Andrea Di Giuseppe è una storia di successo di un migrante italiano. I genitori, originari di Isola delGran Sasso (Abruzzo), si trasferiscono a Roma, città nella quale nasce Andrea. Cresce nell’azienda di famiglia, specializzata nella vendita all’ingrosso e nella distribuzione di materiali da costruzione. Nel 1997, entra a far parte del Gruppo Bisazza a Vicenza, uno dei massimi marchi di design di lusso e leader mondiale nella produzione di mosaici in vetro. Dal 1997, si trasferisce con la famiglia a Miami negli Stati Uniti fondando Trend Group, un’azienda internazionale che dà lavoro a oltre 2700 dipendenti in tutto il mondo, contribuendo a diffondere il Made in Italy a livello internazionale.
Andrea Di Giuseppe, cittadino americano dal 2011, è un nome tra i più conosciuti e di successo nell’ambito dell’imprenditora italiana negli Stati Uniti. Dal 2021, ha deciso di tutelare i diritti degli italiani all’estero prima diventando Presidente del Comites di Miami e poi candidandosi, con successo, alla Camera dei Deputati alle politiche del 2022 nel collegio Centro e Nord America. Dal dicembre del 2023 ricopre la carica di Presidente del Comitato sul commercio internazionale della Commissione Affari Esteri della Camera dei Deputati.
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