Esteri

Il Canada si “separa” dagli Stati Uniti: “Finita un’era”

di Giovanni Vasso -

epa08238997 Governor of the Bank of England, Mark Carney arrives at a historic site after the first meeting of Finance ministers and central bank governors of the G20, in Riyadh, Saudi Arabia, 22 February 2020. Finance ministers and central bank governors of the G20 are meeting in Riyadh on 22-23 February. Saudi Arabia will be hosting the 2020 G20 Leaders' Summit scheduled for 21-22 November. EPA/YAHYA ARHAB


Altro che 51esimo Stato, il Canada ora vuole “tagliare” i ponti con gli Stati Uniti. L’obiettivo del neopremier Mark Carney è chiarissimo: Ottawa saluta Washington e annuncia che “la vecchia relazione che abbiamo avuto con gli Stati Uniti basata sull’approfondimento dell’integrazione tra le nostre economie e una stretta cooperazione di sicurezza e militare è finita”. Il muro di dazi tra Canada e Stati Uniti, il 2 aprile, rischia di dividere per sempre due nazioni che sembravano vicinissime. “Questo è un negoziato, non ha senso mostrare il proprio gioco e dire quello che faremo andando avanti”, annuncia Carney a muso duro. Secondo il primo ministro canadese, Trump “userà la strategia dei dazi per rimpatriare la maggior parte possibile di attività negli Stati Uniti”. Cosa che, a dirla tutta, il nuovo presidente Usa non s’è inventato dal nulla ma che prosegue, seppur con il pugno duro, la strategia di reshoring già avviata dal suo predecessore Joe Biden. Solo che i dem avevano usato il guanto di velluto degli incentivi, lasciando alle aziende la “libera scelta” di tornarsene negli States e, quindi, a loro il cerino della responsabilità economica (ma anche politica) delle decisioni. Carney ha intenzione di andarci giù durissimo: “Abbiamo una serie di misure che possiamo adottare in risposta a queste iniziative, non ha senso rispondere singolarmente alle misure americane. Sapremo molto di più la prossima settimana e risponderemo”.

Donald Trump, da parte sua, aveva già avvisato il Canada e l’Ue a non fare comunella tra di loro a discapito degli interessi americani. “I dazi saranno molto più duri” aveva promesso The Don alle sue controparti. Chissà se Bruxelles e Ottawa lo ascolteranno. Entrambe hanno la necessità di trovare nuovi mercati alle loro aziende e l’America rischia di trovarsi tagliata fuori dalle rotte nuove. Almeno in teoria. Perché poi, nella pratica, le cose sono molto diverse. A cominciare dal gas, proseguendo per le armi e i servizi digitali.


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