De Luca attacca il governo ma i manifesti li paga la Regione Campania
Dai video social ai manifesti: la Campania c’est moi. Era dai tempi gloriosi dei sermoni alle tv locali, delle vie sciorinate come una poesia di Leopardi, che De Luca non tornava al suo cavallo di battaglia. L’identificazione di sé nell’istituzione di cui è pro tempore massimo rappresentante. Ché, detta in termini più banali, si esprime nel dito puntato contro i barbari, contro gli oppressori, contro coloro che son pronti all’assalto alle porte. Gente che, politicamente, si macchia di quello che per ‘o governatore è il peggiore dei peccati: il tradimento. C’è un “ma”. Per scomunicare il governo Meloni che “tradisce il Sud”, Vincenzo De Luca verga dei manifesti istituzionali con tanto di logo della Regione Campania. Va bene la polemica politica ma non andrebbe fatta a spese dei contribuenti campani che, peraltro, sono tra i più vessati almeno in termini di addizionale Irpef. Il “caso” fa infuriare la Lega, che con De Luca ha spesso e volentieri incrociato le sciabole dialettiche, e addirittura rianima la non proprio loquacissima opposizione in consiglio regionale della Campania. Che adesso è pronta a interessare del caso la Corte dei Conti: “Con il simbolo della Regione si utilizza la comunicazione istituzionale per finalità di lotta politica, attraverso una massiccia diffusione pubblicitaria, con conseguente spreco di risorse pubbliche”, tuonano dall’opposizione. Il tema, chiaramente, è diventato argomento di dibattito politico. Con la raffica di dichiarazioni per le agenzie rilasciate dai parlamentari campani di centrodestra. Tutti vogliono che De Luca, ‘o governatore che identifica in sé le istituzioni che rappresenta, rifonda i cittadini delle spese.
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