Economia

Ecco quanto ci costa il cambiamento climatico in Italia

di Giovanni Vasso -

Alcune fontane di Robilante che si alimentano direttamente dalla sorgente, ma in questo caso l'acqua è quasi completamente assente. Siccità: tanti i problemi idrici nella bassa Val di Stura, a Cuneo, 29 marzo 2023. A risentirne maggiormente, il turismo e l'agricoltura ANSA/JESSICA PASQUALON


Italia ultima in Ue, cambiamento climatico: quanto ci costi. Secondo una ricerca pubblicata da The European House-Ambrosetti, il “prezzo” da pagare per le perdite economiche dovute al climate change ammonta a qualcosa come poco meno di 300 euro per ogni cittadino italiano. Una cifra, stimata precisamente in 284 euro per ogni italiano, che risulta aumentata del 490%, quasi quintuplicata in poco meno di dieci anni, dal 2015 a oggi. L’Italia, stando ai risultati dell’indagine, è praticamente in balia degli eventi atmosferici avversi. I più rilevanti, dal punto di vista dei danni cagionati al sistema economico e produttivo italiano, sono legati alle alluvioni (addirittura il 44% dei casi). Seguono le tempeste (34%) e infine le ondate di calore (14%). Peggio di noi, nessuno in Europa. Solo Spagna e Ungheria (con una stima di perdite pari rispettivamente a 221 e 214 euro ad abitante) si avvicinano a noi. L’asse franco-tedesco, invece, è perfettamente in linea con quelle che sono le medie europee: 116 euro a residente. A subire gli impatti maggiori dalle problematiche legate all’acqua e agli aumenti delle temperature dovuti al cambiamento climatico in Italia sono i settori economici dell’agricoltura e dell’idroelettrico. Tra le Regioni maggiormente danneggiate, invece, ci sono Basilicata, Calabria, Puglia e Sicilia. Dove, adesso, la siccità più che un incubo è una realtà pressante. “Viviamo una situazione particolarmente delicata soprattutto nel nostro Paese – spiega Valerio De Molli, Managing partner e Ceo di The European House – Ambrosetti – che si stima quest’anno possa raggiungere la più alta anomalia termica della storia italiana, +1,75°C sopra la media, con tutte le conseguenze che ben conosciamo. La corretta gestione della risorsa idrica è e sarà perciò un elemento sempre più decisivo – continua De Molli – che monitoriamo attraverso la Community Valore Acqua e che deve essere supportato sicuramente da un aggiornamento delle infrastrutture in ottica di incremento dello stoccaggio, ma anche da un veloce processo di digitalizzazione della filiera estesa e da un efficientamento della raccolta e gestione dei dati”. I rischi per il sistema Paese sono davvero pesanti: “Se non riuscissimo a invertire la tendenza e si dovessero raggiungere i +2° di riscaldamento globale -ha sottolineato Benedetta Brioschi, partner Teha – raddoppierebbe la perdita di capacità idroelettrica in Italia e triplicherebbe se si raggiungesse un riscaldamento di 3 gradi in più nel Sud Italia e lungo l’arco alpino”.


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